MEDIOEVO
Alto Medioevo
In primo piano, al centro della foto e sulla mensola superiore, ritrovamenti di epoca longobarda scoperti a Castellanza, in località Gabinella, al confine con Legnano, nel 1926. Sono un boccale d’argilla e una spada in ferro (VII-VIII sec. d.C.)
Con le invasioni barbariche i territori un tempo appartenenti all’Impero romano conobbero un fase di involuzione sociale ed economica, e il Legnanese non fece eccezione. Tra le popolazioni barbariche che invasero l’Italia settentrionale, furono i Longobardi quelli che lasciarono nella zona l’impronta più importante. L’influsso dei longobardi ebbe conseguenze anche nella lingua parlata. Ad esempio, il termine dialettale legnanese schirpa, che era in uso fino al XIX secolo e che indicava la dote della sposa, è di origine longobarda. La dominazione longobarda lasciò a Legnano anche lasciti tangibili; nel 1894, durante alcuni scavi effettuati lungo il moderno corso Garibaldi, furono trovate delle armi (delle spade e un umbone di uno scudo), nel 1926, in un’area adiacente, venne scoperta una necropoli e tra il 1950 e il 1951, in zona Galleria INA, degli oggetti di uso quotidiano. Tutti i ritrovamenti sono databili al VII secolo.
Nel Medioevo Legnano era al confine tra i contadi del Seprio (capoluogo Castelseprio) e della Burgaria (probabilmente sotto Parabiago), due contee dipendenti dalla Marca di Lombardia (suddivisione territoriale derivante dai Longobardi e mutuata dai Franchi).
Durante l’Impero carolingio, Carlo Magno mantenne pressoché inalterata la struttura amministrativa del Regno longobardo, rimpiazzando i duchi longobardi con i conti, che erano invece di origine franca. Nello specifico, la fortificazione di Castelseprio, fondata dai Longobardi, fu messa a capo del Contado del Seprio. Legnano originariamente gravitava intorno a quest’ultimo, sebbene è di questo periodo l’inizio del processo che porterà il borgo a essere strettamente legato a Milano anche da un punto di vista economico e militare.
Il primo documento che riguarda Legnano fu redatto durante la dominazione franca e cita il quartiere di Legnanello. Questo atto documentato si riferisce a una permuta di terreni tra Pietro I Oldrati, arcivescovo di Milano, e il monastero di Sant’Ambrogio di Milano. Tale testimonianza scritta, che è datata 23 ottobre 789, è compresa nel Codice diplomatico longobardo al numero LIV. All’interno di essa si può leggere:
(LA) «[…] curtem proprietatis nostre in Leunianello […]» |
(IT) «[…] con le nostre proprietà a Legnanello […]» |
Sembra che il rione esistesse già nel 687, quando ebbe inizio la celebrazione religiosa della Candelora, che fu introdotta da papa Sergio I e che si officiava ogni 2 febbraio. Non è un caso che il documento che cita Legnanello fosse collegato ai monaci di Sant’Ambrogio. Durante il Medioevo i conventi delle città più importanti erano il riferimento dei contadini dei borghi più piccoli, a cui fornivano protezione e sostegno, e gli agricoltori legnanesi avevano come riferimento il monastero di Sant’Ambrogio di Milano. È infatti del periodo di dominazione franca la rifioritura dei centri cittadini dopo le invasioni barbariche; anche Legnano seguì questa tendenza, conoscendo una fase di crescita economica anche grazie alla ripresa dei commerci, che tornarono a sfruttare l’antica strada romana costeggiante l’Olona.
La prima menzione del borgo principale di Legnano è invece legata alla cattura di Arialdo, capo della Pataria, che avvenne all’interno del castello dei Cotta. Sulla Historia Mediolanensis scritta da Landolfo Seniore nell’XI secolo che tratta della storia di Milano nel Medioevo possiamo infatti leggere che Arialdo sia stato catturato:
(LA) «[…] iuxta locum Legnani […]» |
(IT) «nei pressi di Legnano» |
I resti del campanile romanico dell’antica chiesa di San Salvatore, ora inglobati nella basilica di San Magno, dov’è presente l’entrata laterale alla chiesa.
La Legnano altomedievale
La Legnano altomedievale era dominata da un palazzo fortificato che era servito ai legnanesi come difesa contro le incursioni degli Ungari e in seguito per difendere palazzo Leone da Perego, sede saltuaria dell’arcivescovo di Milano. Il castello dei Cotta, questo il suo nome, passò nel 1014 all’omonima famiglia, che lo fortificò in un vero e proprio castello dandogli il nome; questo maniero si trovava sull’area occupata dal moderno palazzo Leone da Perego, che è stato ricostruito alla fine del XIX secolo. La famiglia Cotta era strettamente legata all’arcivescovo di Milano attraverso i monaci del convento di Sant’Ambrogio; fu l’imperatore stesso a riconoscere il potere sul Seprio di questa famiglia e il loro legame con l’arcivescovo.
Legnano, nell’Alto Medioevo, era circondata da un fossato non molto profondo ma allagabile che aveva origine all’altezza della moderna piazza 4 novembre e che prelevava l’acqua da una derivazione proveniente da una diramazione naturale dell’Olona, l’Olonella. Descrivendo un largo perimetro, il fossato riconfluiva nel corso principale del fiume tra le moderne vie Corridoni e Ratti. All’interno di questa prima opera di difesa, esisteva un muraglione che correva, per un tratto, parallelo al fossato. Di queste fortificazioni e del castello dei Cotta si sono trovati i resti durante due campagne scavi avvenute a metà degli anni cinquanta del XX secolo tra l’erigenda Galleria INA e un’area adiacente situata poco più a nord verso corso Garibaldi.
Nell’Alto Medioevo Legnano si presentava quindi come una cittadella fortificata forrmata dalla chiesa di San Salvatore, cioè l’edificio religioso a cui la comunità legnanese faceva riferimento prima della costruzione della basilica di San Magno, dal castello dei Cotta, che era la sede del potere politico, e da un piccolo gruppo di case raccolte intorno alla piazza, il tutto racchiuso da mura difensive e da un fossato allagabile. La forma del centro abitato della Legnano altomedievale era ancora riconoscibile dal profilo della città disegnato sulla mappa del Catasto Teresiano, che venne realizzata nel 1722, mentre l’andamento di parte delle mura è identificabile ancora nel XXI secolo seguendo il percorso delle moderne vie Palestro, Giulini e Corridoni.
Come testimonia il documento del 23 ottobre 789, fin dall’epoca della dominazione franca Legnano era divisa in due parti: l’agglomerato più grande e più importante ubicato sulla riva destra dell’Olona e che corrisponde al moderno centro della città (la cosiddetta Contrada Granda, in dialetto legnanese) e un borgo più piccolo, Legnanello, sulla riva sinistra del fiume. All’epoca le due comunità, che avevano un’esistenza indipendente, erano in comunicazione grazie alla presenza di alcuni di ponti. I terreni compresi tra i due abitati, che erano attraversati dall’Olonella e dal corso principale dell’Olona, erano liberi ed erano conosciuti come “Braida arcivescovile” essendo di proprietà dell’arcidiocesi di Milano; la Braida Arcivescovile restò libera da costruzioni fino al XX secolo perché era spesso allagata dalle acque del fiume.
L’Olonella aveva origine dal fiume poco prima del centro abitato principale e, dopo aver lambito il borgo principale vicino alla moderna basilica di San Magno e a Palazzo Malinverni, rientrava poco più a valle nell’Olona. L’Olonella è stata poi interrata nella prima parte del XX secolo. La Legnanello dell’epoca era costituita da poche case che erano situate lungo la strada parallela al corso principale dell’Olona nota fin dall’epoca romana (il moderno corso Sempione, conosciuto popolarmente, anche in precedenza, come “strada magna”), mentre il borgo principale era formato da un agglomerato di abitazioni che si sviluppava intorno a una piazza (la moderna piazza San Magno).
Nel Medioevo si iniziò a seppellire i morti nei pressi delle chiese. Più precisamente i nobili erano inumati all’interno del perimetro degli edifici religiosi, mentre i defunti del popolo erano sepolti in fosse comuni al di fuori delle chiese. Nel Medioevo i templi legnanesi che erano maggiormente interessati al fenomeno erano la chiesa di San Martino, la chiesa di Sant’Ambrogio e soprattutto la chiesa di San Salvatore. Il cimitero principale di Legnano era quindi ubicato nella moderna piazza San Magno, e continuò a essere adoperato anche dopo la costruzione della basilica. Successivamente fu realizzata una grande stanza sotterranea dove venivano inumati i defunti, conosciuta come “il foppone” e che venne utilizzata fino al 1808.
La Legnano bassomedievale
L’agglomerato urbano principale di Legnano, anche durante il Basso Medioevo, iniziò a svilupparsi con forma allungata seguendo la direttrice tracciata da una strada che costituiva, insieme alla già citata strada realizzata dagli antichi Romani che attraversava Legnanello, il principale sistema di comunicazione con la zona circostante. La strada passante per l’abitato principale, che seguiva anch’essa il percorso dell’Olona e che corrisponde ai moderni corso Magenta e Garibaldi, attraversava l’agglomerato urbano da nord a sud; questa strada proveniva dalla valle Olona e metteva in comunicazione Castellanza, Legnano, il moderno quartiere legnanese Costa di San Giorgio e Milano; all’ingresso e all’uscita da Legnano furono costruite due porte di accesso di cui una, conosciuta come “Porta di Sotto”, fu demolita nel 1818 perché rendeva difficoltosa la circolazione dei carri degli agricoltori.
Era situata a sud dell’abitato, lungo il moderno corso Magenta, che all’epoca si chiamava via Porta di Sotto, poco più avanti dell’ingresso di Palazzo Leone da Perego e vicino all’antico Castello dei Cotta. La “Porta di Sotto”, che era arricchita da un affresco cinquecentesco, si presentava come un’apertura ad arco al di sopra del quale era stato ricavato un passaggio coperto che collegava il complesso architettonico formato da Palazzo Leone da Perego e dall’adiacente Palazzo Visconti al castello dei Cotta e, dopo la demolizione di quest’ultimo, a una costruzione situata dall’altra parte del moderno corso Magenta. A nord era presumibilmente situata una “Porta di Sopra” della quale, però, non sono rimaste testimonianze tangibili, dato che fu verosimilmente abbattuta in tempi più remoti.
La Porta di Sotto in un acquarello del 1875 di Giuseppe Pirovano
Nel Medioevo i pellegrini che percorrevano una delle vie romee diretti a Milano, la cosiddetta via romana, avevano tra le soste anche l’ospizio Sant’Erasmo di Legnano. Legnano era infatti la quarta sosta dal passo del Sempione e l’ultima prima di Milano; dal capoluogo meneghino i pellegrini si dirigevano poi a Roma oppure a Venezia, dove potevano imbarcarsi per la Terra Santa. L’ospizio Sant’Erasmo aveva quindi funzione di luogo di ricovero, di preghiera e di cura per i malati, oltre che che di ospedale e orfanotrofio per gli abitanti locali.
Scorcio dell’antico ospizio Sant’Erasmo
Come è riportato in due elenchi di chiese compilati nel 1304 e nel 1389, a Legnano esistevano, oltre a San Salvatore, altri edifici dedicati al culto religioso; nello specifico erano presenti la chiesa di Sant’Agnese (che sorgeva nell’area occupata dalla sede principale della moderna Banca di Legnano e che venne demolita nel periodo di costruzione della basilica di San Magno), la chiesa di San Martino (che venne e-retta nello stesso luogo di quella moderna) e la chiesa di Santa Maria del Priorato, alla quale era annesso il convento degli Umiliati. Nell’elenco del 1389 è presente anche una chiesa dedicata a Sant’Ambrogio che era situata nello stesso luogo di quella moderna. Dalla presenza di ben cinque chiese, si può dedurre che Legnano, all’epoca, fosse una comunità piuttosto attiva e operosa.
La tessitura presso i frati Umiliati, da un’antica stampa
Fin dal Medioevo il borgo era ricco di mulini ad acqua. Il più antico scritto giunto sino a noi nel quale si menziona un impianto molinatorio sull’Olona è del 1043; questo mulino, che era di proprietà di Pietro Vismara, si trovava tra Castegnate e la località Gabinella a Legnano
Una ruota idraulica per il sollevamento dell’acqua
Già nel Medioevo Legnano non era considerato un villaggio, bensì un borgo, cioè un centro abitato fornito di una fortificazione e di un mercato. Dopo l’epoca medievale, in una data impossibile da definire a causa dell’assenza di documenti che testimonino l’avvenimento, il mercato di Legnano fu chiuso.
Lo scontro con Federico Barbarossa
Nel Medioevo Legnano fu teatro di un’importante battaglia. In diverse campagne militari prima del celebre scontro, l’imperatore tedesco Federico I (detto “il Barbarossa”) ambiva ad affermare il suo dominio sui Comuni dell’Italia settentrionale. Questi ultimi superarono le loro rivalità unendosi nella Lega Lombarda, ovvero in un’alleanza militare presieduta da papa Alessandro III, che sconfisse l’esercito dell’imperatore del Sacro Romano Impero nei pressi di Legnano (29 maggio 1176) ponendo fine ai sogni egemonici del Barbarossa nel Nord Italia.
Oggi è difficile stabilire con precisione dove sia stata combattuta la battaglia. Secondo le vaghe informazioni contenute nei documenti dell’epoca, si può ipotizzare un luogo nei pressi del rione di San Martino oppure in prossimità del quartiere legnanese della costa San Giorgio, e quindi su un territorio ora appartenente anche al Comune di San Giorgio su Legnano.
La scelta di cercare lo scontro con il Barbarossa a Legnano non fu un caso. All’epoca il borgo rappresentava per chi proveniva da Nord un facile accesso al contado milanese, dato che si trovava allo sbocco della Valle Olona, che termina a Castellanza; tale varco doveva essere quindi chiuso e strenuamente difeso per prevenire l’attacco a Milano, che era agevolato anche dalla presenza dell’importante strada che esisteva fin dall’epoca romana, la via Severiana Augusta.
Federico Barbarossa
Alberto da Giussano
Per questa funzione strategica, Legnano, a partire dall’XI secolo, iniziò a legarsi sempre più con Milano anche da un punto di vista economico e militare, sebbene appartenesse formalmente al Seprio. Infatti, Legnano e gli altri contadi che gravitavano intorno al capoluogo meneghino fornivano a Milano anche derrate alimentari. Milano influenzò anche il dialetto legnanese, che iniziò a differenziarsi dal dialetto bustocco. Infatti, grazie ai frequenti contatti tra le due città, il dialetto milanese iniziò a “contaminare” l’idioma parlato a Legnano. Nonostante questa tendenza, il dialetto legnanese continuò a conservare nei secoli una certa diversità rispetto alla parlata meneghina. Il legame di Legnano con Milano acuì gli attriti con Busto Arsizio, che invece continuò a essere legata al Contado del Seprio. Quest’ultimo fu annesso al Ducato di Milano nel 1395.
In questo periodo sempre più famiglie nobiliari milanesi iniziarono a soggiornare a Legnano in vari periodi dell’anno e ad acquistare immobili nel borgo. In questo modo, a Legnano, che all’epoca della battaglia era abitata da circa 1.400 residenti, cominciò a formarsi una ricca classe nobiliare; da queste casate, nei secoli successivi, avranno origine molte personalità che segneranno la vita politica e culturale di Legnano. Tra essi ci furono gli Oldradi (o Oldrendi); la prima menzione di questa famiglia è riportata su un documento datato 1173, dove si firmano come da Legniano in modo tale da ricordare e rimarcare il loro controllo sul borgo. Dagli Oldrendi discese il noto giurista trecentesco Giovanni da Legnano, che in seguito cambiò cognome diventando il capostipite della famiglia chiamata in seguito Legnani.
A Legnano soggiornò Leone da Perego, vescovo di Milano dal 1241 al 1257. Visse nel palazzo omonimo, dove morì il 14 ottobre 1257. In un primo momento fu sepolto nella chiesa di Sant’Ambrogio, poi la salma scomparve. Come conseguenza della battaglia di Legnano, i Comuni lombardi medievali si affrancarono dal potere imperiale e la loro popolazione ottenne la possibilità di eleggere i consoli. In precedenza, il governo delle città era detenuto dal vescovo, dai nobili e dall’alta borghesia. Ciò comportò la nascita, a Milano, di una situazione di instabilità politica e quindi Leone da Perego, che era tra i maggiori fautori del ritorno della supremazia arcivescovile sul governo della città, fu obbligato ad abbandonare a più riprese la città meneghina.
L’arcivescovo scelse spesso Legnano come sua dimora per la funzione strategica del borgo: Legnano era infatti una delle città fortificate più vicine a Milano e da essa Leone da Perego poteva controllare gli avvenimenti politici del capoluogo meneghino. Il ruolo di Leone da Perego fu poi assunto da Ottone Visconti, che diventò arcivescovo di Milano nel 1262. La lotta ora non si svolgeva più tra le classi sociali meneghine, ma tra i Della Torre e i Visconti, che si contendevano il primato su Milano. Legnano fu infatti uno dei teatri di questi scontri che videro, alla fine, la vittoria dei Visconti. I Della Torre, prima di essere sconfitti e di scomparire dalla scena politica, acquistarono a Legnano un convento che sorgeva a sud del borgo su un’isola del fiume Olona (dopo aver causato la fuga dei frati agostiniani che lo abitavano), e lo fortificarono convertendolo in una struttura militare. L’avamposto fortificato passò quindi ai nuovi dominatori, da cui prese il nome: nacque così il moderno castello visconteo di Legnano. Dopo la sua fortificazione, il castello visconteo acquisì il ruolo di baluardo difensivo del contado milanese sostituendo in tale funzione il maniero dei Cotta. Legnano, conservando la sua funzione strategica fino al XV secolo, continuò quindi a essere teatro delle vicende politiche collegate a Milano anche dopo la battaglia contro il Barbarossa. La comunità legnanese approvò, nel 1261, i suoi primi statuti, deliberazione che fece nascere, formalmente, il comune di Legnano.
Dal 1270 visse a Legnano Bonvesin de la Riva, il maggiore poeta e scrittore lombardo del XIII secolo. Nato a Milano, abitò presso il convento di Santa Caterina nella contrada Sant’Erasmo, dove scrisse una delle sue opere più note, il De quinquaginta curialitatibus ad mensam, un manuale di buone maniere da tenera a tavola. Il primo verso di tale opera recita:
«[…] Fra Bonvesin Dra Riva ke sta in borgọ Legnan […]»
(Bonvesin de la Riva)
Con questa rima, Legnano fa il suo esordio nella letteratura italiana. Riguardo a Legnano, il poeta scrisse:
«[…] Fra tutte le città della Lombardia è lodata come la rosa o il giglio fra i fiori, come il cedro nel Libano, come il leone fra i quadrupedi, come l’aquila fra gli uccelli, sì da apparire come il sole tra i corpi celesti, per la fertilità del suolo e la disponibilità dei beni occorrenti agli uomini […]»
(Bonvesin de la Riva)
A Legnano Bonvesin de la Riva praticava l’insegnamento e sovvenzionò, forse, la costruzione dell’ospizio di Sant’Erasmo. Fu uno scrittore prolifico, soprattutto in volgare milanese, di cui rimangono diciotto opere. Della sua produzione in latino ne restano invece solo tre.