DAL XIX al XX secolo
L’industrializzazione dal XIX al XX secolo
La prima fase dell’industrializzazione di Legnano, avvenuta tra il 1820 e il 1845 è caratterizzata da un sistema produttivo pre-capitalistico, fu poi seguita da una modernizzazione dei processi di produzione, che portò all’industrializzazione vera e propria della città nel senso moderno del termine. Negli anni cinquanta e sessanta del XIX secolo si ebbe infatti la transizione tra un sistema produttivo protoindustriale a uno industriale.
Settore | N° stabilimenti | N° operai |
Filature di cotone | 6 | 756 |
Tessiture di cotone | 2 | 177 |
Filande di seta | 5 | 758 |
Concerie di pelli | 3 | 14 |
Fabbricazione di organi | 1 | 9 |
Fornaci | 3 | 43 |
Tintorie | 3 | 91 |
Saponi e candele | 1 | 6 |
Totale | 24 | 1.854 |
A circa meta XIX secolo già è evidente la prevalenza, nel mondo produttivo legnanese, del settore tessile.
Ci sono anche altre attività, che pur rappresentando il 33% del numero di aziende attive, in termini di operai occupati rappresentano solo il 4%
Da notare il peso in termini di occupati del settore della seta
Con l’Unità d’Italia, il governo decise di applicare a tutto il territorio nazionale una strategia politica volta a un liberismo spinto: ciò portò a una grave crisi dell’industria, e Legnano non fu un’eccezione, dato che l’economia dell’Alto Milanese, che si basava principalmente sulle attività tessili, si trovò di fronte alla forte concorrenza delle industrie inglesi e francesi.
Ciò portò alla stagnazione dell’economia locale. Ad esempio, nella vicina Busto Arsizio, nel 1862, un terzo dei telai era inoperoso, e a Legnano la situazione non era migliore, dato che mancavano anche le materie prime. Alla politica liberista si era infatti aggiunto un altro grave problema: la guerra di secessione americana (1861-1865) aveva causato il blocco dell’importazione del cotone. Quest’ultimo era infatti la base dell’economia degli Stati Confederati d’America. In questo periodo, a Legnano, si temettero anche disordini della popolazione, che però non avvennero.


Dagli anni settanta del XIX secolo ci fu la reazione del sistema produttivo legnanese: a partire dal 1868, anno di fondazione del Cotonificio Bernocchi, si conobbe una fase di crescita economica che portò all’apertura di molte aziende e in seguito alla trasformazione del legnanese in un distretto industriale nel senso moderno del termine, con stabilimenti sempre specializzati.


Caso emblematico fu il cotonificio Cantoni, che negli anni ottanta e novanta del XIX secolo raggiunse delle dimensioni notevoli, tanto da potersi permettere di avere una filiera produttiva completa: la filatura, la tessitura e la tintura.

Cotonificio Cantoni: ciclo completo di lavorazione:




Settore | N° stabilimenti | N° operai |
Lavorazione della seta | 3 | 799 |
Lavorazione del cotone | 10 | 1.076 |
Altro | 1 | 48 |
Totale | 14 | 1.923 |
Nel giro di 15 anni si nota che mentre nel settore seta c’è stata una diminuzione di aziende, nel settore cotone è accaduto il contrario.
Ciò diede inizio, dopo la metà del secolo, alla seconda fase della rivoluzione industriale di Legnano, che portò alla nascita di vere e proprie fabbriche tessili e meccaniche nel senso moderno del termine.
Le prime attività capitalistiche che gradualmente si formarono furono le filature, che trassero origine dalle attività protoindustriali nate nei primi decenni del XIX secolo; alcune di esse crebbero notevolmente fino a essere annoverati tra i principali cotonifici lombardi. Nel 1878 la prima tariffa doganale italiana portò a un certo protezionismo, specialmente nei confronti dei filati e dei tessuti di uso comune: questo mise l’industria cotoniera italiana nelle condizioni di sopportare meglio la concorrenza di quella inglese. Ciò portò a una grande espansione dell’industria tessile italiana, che ebbe il suo culmine dal 1890 al 1906.
Le macchine utilizzate nell’industria tessile, sempre più efficienti e quindi complesse, comportavano la necessità di disporre dell’attrezzatura per la manutenzione. Inoltre c’era necessità di riparazioni rapide. Di conseguenza, negli ultimi decenni del XIX secolo, nacquero le prime industrie meccaniche legnanesi, che costruivano e riparavano macchinari tessili; successivamente, nel campo meccanico, si aggiunse una produzione più ampia e indipendente da quella tessile.
Comparto | N° stabilimenti | N° operai |
Filatura | 3 | 370 |
Tessitura | 8 | 1.460 |
Tintoria candeggiatura | 5 | 682 |
Totale | 16 | 2.512 |
Questa tabella, confrontata con la precedente, indica che in 20 anni circa (1872-1891) gli impiegati nel tessile siano più che raddoppiati

Nel 1897 erano situate a Legnano quarantaquattro aziende. Oltre a queste società, che erano legate al settore tessile e a quello meccanico, erano presenti anche attività secondarie, perlopiù artigianali, che erano da corollario alle aziende maggiori oppure che commerciavano prodotti a uso e consumo della popolazione. Nell’anno citato a Legnano erano presenti produttori di concimi chimici e di stufe di ghisa, saponifici, fornaci, fonderie, concerie di pelle oltre che diverse attività artigianali come quelle di idraulico, fabbro, falegname, capomastro, scalpellino, cappellaio e verniciatore.
Erano anche attive alcune società del gas: quest’ultimo, in particolare, arrivò a Legnano nel 1880.


Di questo periodo è l’apertura delle prime filiali bancarie e la nascita degli istituti di credito legnanesi. Nel luglio 1875 fu inaugurata la succursale legnanese della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, mentre l’11 giugno 1887 venne fondata la Banca di Legnano, che apri il suo primo sportello il 16 gennaio 1888. Nel 1923 nacque invece il Credito Legnanese, che fu assorbito nel 1975 dal Banco Lariano.
Scopo di questi istituti di credito era quello di sostenere finanziariamente l’industria legnanese: non fu quindi un caso che tra i soci fondatori della Banca di Legnano ci fu Eugenio Cantoni. Dopo l’iniziale egemonia dei commercianti e degli esercenti, il controllo della Banca di Legnano passò interamente ad alcuni industriali legnanesi, tra cui Costanzo Cantoni, Antonio Bernocchi e Carlo Dell’Acqua. In seguito alla crisi bancaria italiana che avvenne tra il 1892 e il 1894 e che portò alla chiusura di molti istituti di credito, la Banca di Legnano poté crescere occupando lo spazio delle banche fallite, e in giro di qualche decennio diventò la banca di riferimento per l’Alto Milanese.


A causa dell’incremento di popolazione di fine XIX secolo, l’amministrazione comunale di Legnano decise di costruire un nuovo cimitero, poiché quello inaugurato nel 1808 non poteva più essere ingrandito per via delle strade e delle abitazioni che nel frattempo le erano sorte intorno. Il cimitero monumentale di Legnano, che fu inaugurato il 24 luglio 1898, aveva una inizialmente superficie di 18.942 m², poi ampliata, nel 1907, a 50.000 m².

A cavallo dei due secoli ci fu anche un grande sviluppo commerciale. Per questa espansione furono molto importanti le infrastrutture per il trasporto di persone e di merci. Nel 1880 fu anche costruita la tranvia Milano-Gallarate, che collegava Legnano con il capoluogo lombardo attraverso corso Sempione e che venne soppressa nella seconda metà del XX secolo. Con l’attivazione della tranvia, il citato servizio di trasporto tramite diligenze a cavalli venne soppresso.
Nel 1898 fu demolito l’antico palazzo Leone da Perego: l’edificio è stato poi riedificato riutilizzando alcune decorazioni dell’omonima costruzione medievale. Deve il suo nome a Leone da Perego, arcivescovo di Mila-no dal 1241 al 1257, che morì a Legnano nel 1257. Insieme all’adiacente palazzo Visconti forma la cosiddetta “Corte Arci-vescovile”.

Le maggiori industrie legnanesi
Tra le industrie legnanesi, la principale, per organizzazione e tecnologia, era il Cotonificio Cantoni; questo primato è menzionato su un documento del 1876, che descrive la situazione industriale dell’epoca nel Legnanese. La Cantoni, nel 1855, fu l’unica azienda della Lombardia a partecipare all’Esposizione universale di Parigi, mentre nel 1872 mutò nome in “Società Anonima Cotonificio Cantoni”: in questo modo fu il primo cotonificio italiano a diventare una società per azioni e quindi a venire quotato alla Borsa di Milano. Attivo fino al 2004, con il passare dei decenni conobbe una cospicua crescita fino a diventare la maggiore società cotoniera italiana.


Nel 1876 Eugenio Cantoni assunse l’ingegnere Franco Tosi, appena rientrato da un periodo di tirocinio in Germania, quale direttore della sua azienda. Franco Tosi fondò nel 1882 l’omonima industria meccanica; la prima macchina a vapore uscita dagli stabilimenti della neo costituita società fu destinata al Cotonificio Cantoni di Castellanza. Nel 1894 la Franco Tosi raggiunse i mille dipendenti.
Nello stesso periodo l’azienda fondata da Tosi, per formare i dipendenti, sia presenti che futuri, istituì corsi serali per i propri lavoratori e scuole diurne per i loro figli.
Tra le più grandi aziende tessili operanti a Legnano tra il XIX e il XX secolo ci furono anche i cotonifici Bernocchi, Dell’Acqua e De Angeli-Frua. Il Cotonificio Bernocchi fu fondato come attività artigianale di candeggio nel 1868 a Legnano, in località Gabinella, da Rodolfo Bernocchi. I figli del fondatore, Antonio, Michele e Andrea, fecero crescere questa attività e – dopo un decennio dalla sua fondazione – il Cotonificio Bernocchi diventò una delle più grandi industrie tessili e tintoriche italiane. Nel 1898 la produzione del Cotonificio Bernocchi si spostò nei nuovi stabilimenti legnanesi di corso Garibaldi.

Nel 1894 venne fondato a Legnano da Carlo Dell’Acqua l’omonimo cotonificio, che iniziò a produrre tessuti grezzi e colorati. In seguito, l’offerta si diversificò sempre di più, tanto da comprendere una vasta gamma di prodotti tessili. Lo stabilimento di Legnano era situato sull’area ora occupata dalla caserma della Polizia di Stato, dal tribunale, dai giardini pubblici di via Diaz e da un parcheggio pubblico, che si trova in via Gilardelli e che è a servizio del centro della città. Del vecchio stabilimento sono rimasti due ponti sull’Olona, di cui uno in stile Liberty, che collegavano le due parti del complesso industriale divise dal fiume.


La De Angeli-Frua nacque nel 1896 dall’unione delle fabbriche di Ernesto De Angeli e Giuseppe Frua. I tre stabilimenti che formarono la nuova società erano situati a Milano, Agliè (facenti parte dalla Società Ernesto De Angeli e C.) e a Legnano (Anonima Frua & Banfi). La fabbrica legnanese della De Angeli-Frua era popolarmente conosciuta come “il castellaccio” per la presenza di imponenti torri.



Nel legnanese nacquero poi molti altri piccoli stabilimenti tessili e meccanici. Uno degli aspetti dello sviluppo industriale del legnanese fu anche la nascita, specialmente nel campo della fonderia e della meccanica, di piccole industrie impiantate da ex dipendenti delle grandi aziende che erano divenuti a loro volta imprenditori.
Agli inizi del secolo XX anche Legnano vide la nascita di industrie per la produzione di veicoli a motore come la F.I.A.L. (Fabbrica Italiana Automobili Legnano) e la Wolsit-Legnano da cui uscirono automobili, moto, biciclette e aeroplani.

Tra il 1885 e il 1915 ci fu la completa trasformazione industriale dell’antico borgo agricolo, che venne accompagnata da un forte incremento demografico. La popolazione di Legnano passò infatti dai 7.041 abitanti del 1885 ai 28.757 del 1915. Ciò portò Legnano al primo posto tra i comuni italiani nella classifica calcolata per tasso di crescita della popolazione.

La stragrande maggioranza dei nuovi cittadini legnanesi proveniva dai comuni limitrofi oppure da quelli situati e breve distanza: l’immigrazione coinvolgeva quindi l’ambito provinciale e marginalmente quello regionale. L’inversione di tendenza si ebbe proprio a cavallo dei due secoli: se nell’inverno tra il 1881 e il 1882 i legnanesi che lasciarono la propria città per emigrare nelle Americhe furono 149, nel 1906 i nuovi cittadini legnanesi furono 2.002.
La prima necessità urgente che si presentò alle autorità comunali fu la carenza di abitazioni: questo problema fu in parte risolto dalle industrie locali, che allestirono un piano di costruzione di case popolari destinate ai propri dipendenti.
Con la crescita del numero di abitanti, venne deciso, tra gli altri provvedimenti, di realizzare (1906) l’acquedotto comunale.
L’industria supera l’agricoltura nell’economia legnanese
Lo sviluppo industriale portò a una nuova crisi agricola della zona: molti contadini iniziarono infatti a lavorare nelle fabbriche abbandonando l’agricoltura. L’industria era infatti molto più conveniente: se con l’agricoltura le rendite fornivano a malapena le risorse per pagare l’affitto dei terreni e per soddisfare le necessità alimentari delle famiglie dei mezzadri, con l’industria il guadagno, in termini monetari, era ragguardevole. Già con la trasformazione degli antichi mulini medievali in ruote idrauliche a servizio delle prime attività preindustriali si ebbero i primi guadagni consistenti per i proprietari di questi impianti molinatori: anche in questo caso, era più conveniente far funzionare i mulini per movimentare i macchinari delle aziende piuttosto che per i classici usi agricoli.
Gli ex-agricoltori si trovarono in grande disagio, sia psichico che fisico, nelle industrie: ora erano infatti soggetti a una disciplina prima sconosciuta ed erano obbligati a lavorare in ambienti chiusi e spesso malsani.
L’indice di occupati nell’industria, rispetto ai lavoratori totali, passò dal 12%del 1857, al 28% del 1887 e al 42% del 1911: al termine del processo di trasformazione del borgo agricolo in città industriale.
Moderna, Legnano iniziò a essere soprannominata la “piccola Manchester” d’Italia, titolo conteso in zona con la confinante e altrettanto industrializzata Busto Arsizio. Il ritmo e la portata di questa trasformazione ebbero pochi altri esempi paragonabili nel continente europeo.
A tale trasformazione si aggiunse, inevitabilmente, una crescita economica ragguardevole: l’unico comparto che non venne toccato da questo fenomeno fu quello della seta, il cui mercato internazionale era già saturo. A questo si affiancò un grande progresso tecnologico, che incrementò ulteriormente la crescita.
Un esempio di questo avanzamento della tecnica fu l’evoluzione delle fonti energetiche: a cavallo tra il XIX e il XX secolo si passò dall’energia idraulica originata dal fiume Olona ai motori a vapore e, infine, all’energia elettrica. Tale mutamento fu fondamentale per la nascita di nuove industrie meccaniche, che si affiancarono alla Franco Tosi, già presente da due decenni.



Le condizioni di lavoro. I primi scioperi e l’attività sindacale
Gli impiegati nelle aziende legnanesi della fine del XIX secolo avevano un orario di lavoro di 12 ore, con un’ora di pausa pranzo. Questo orario venne deciso da una vertenza che ebbe il suo epilogo nel 1880. L’amministrazione comunale e gli imprenditori tessili locali si incontrano presso il municipio, dove stabilirono che l’orario di lavoro giornaliero non sarebbe stato superiore a 12 ore e che la paga oraria sarebbe stata di 7,5 centesimi. Dopo aver risolto la vertenza, il sindaco di Legnano Flaminio Dell’Acqua dichiarò:
«[…] alle suespresse condizioni le filanderie riprenderanno tosto volenterose il lavoro nei rispettivi stabilimenti, per loro miglior bene. […] a scanso di non esservi più riammesse in caso di ulteriore resistenza, con grave pregiudizio dei privati loro interessi. […]»
(Flaminio Dell’Acqua)
Durante l’industrializzazione di Legnano ci fu un largo impiego della manodopera infantile; nel 1886 venne promulgata una legge per la tutela dei minori, ma il cambiamento fu graduale, essendoci resistenze da parte degli industriali. Ancora nel 1897 i minori di 15 anni impiegati nelle aziende legnanesi corrispondevano al 21,6% del totale per le industrie tessili e all’8,75% per le aziende meccaniche. Nel XIX secolo questo fu un fenomeno comune in molti Paesi europei, in particolare in Inghilterra.
Altrettanto importante fu il problema della manodopera femminile: nel 1893 le donne impiegate nelle industrie legnanesi erano 1.542, a cui si aggiungevano 780 fanciulle. La manodopera femminile era impiegata esclusivamente nelle industrie tessili. Le pessime condizioni di lavoro causavano aborti, dispepsie ed edemi alle gambe. Altro problema era l’abbandono a casa dei neonati, dove erano sovente poco curati. All’epoca, infatti, non era ancora prevista, nel campo del diritto del lavoro, la maternità. La situazione iniziò a cambiare proprio in questi decenni: nel 1893 il sindaco di Legnano decretò l’inagibilità di uno stabile industriale dove le condizioni delle lavoratrici erano troppo precarie: alla chiusura temporanea della fabbrica seguì poi la denuncia dell’imprenditore alle autorità competenti.

In questo contesto, all’inizio degli ottanta del XIX secolo, furono organizzati nelle fabbriche legnanesi i primi scioperi, che non sempre sortirono effetti desiderati dalle maestranze, e nacquero le prime società di mutuo soccorso. Il primo sciopero in assoluto organizzato a Legnano ebbe luogo alla Franco Tosi nel 1883, protesta che si concluse poi a favore dei lavoratori, che ottennero un aumento del salario.
Il primo sciopero generale organizzato in Lombardia avvenne proprio a Legnano nel maggio del 1884, e coinvolse i dipendenti del Cotonificio Cantoni, sia quelli che lavoravano nello stabilimento legnanese sia quelli che erano impiegati nella fabbrica di Castellanza, per questioni di retribuzione.
Durante la protesta scoppiarono dei disordini, che vennero repressi dal Regio Esercito. La vertenza fu poi risolta dall’amministrazione comunale, che si schierò dalla parte degli industriali, più che altro per evitare l’allargamento a macchia d’olio della protesta. Gli operai non ottennero quindi quanto desiderato. Il manifesto dell’amministrazione comunale che pose fine alla vertenza, che è datato 14 febbraio 1884, recita:
«[…] [L’amministrazione comunale invita gli operai legnanesi a] ricominciare il lavoro alle condizioni e prezzi attuali; riservandosi la direzione del cotonificio di fare gli aumenti dei salari a coloro che ne saranno riconosciuti meritevoli e nelle proporzioni che essa crederà conveniente a conciliare gli interessi dei lavoratori con quelli dell’industria. […] Se qualche mal intenzionato tentasse di opporsi a quelli che hanno volontà di riprendere il lavoro, verrebbe punito a norma di legge. […]»
(Manifesto dell’amministrazione comunale rivolto agli operai del Cotonificio Cantoni, 14 febbraio 1884)
Altro sciopero degno di nota ebbe luogo nel 1895 alla De Angeli-Frua: in questo caso la protesta si risolse a favore dei lavoratori, che ottennero l’annullamento di alcune multe da loro considerate ingiustificate.

Nel 1898 avvennero i moti di Milano, ovvero una sommossa popolare contro le dure condizioni di vita che fece parte dei cosiddetti moti popolari del 1898 e che terminò con una dura repressione da parte del Regio Esercito, nell’occasione comandato dal generale Fiorenzo Bava Beccaris. Le ripercussioni si ebbero anche a Legnano, con l’organizzazione di scioperi di protesta nelle fabbriche da cui conseguirono alcuni arresti che coinvolsero gli esponenti socialisti più in vista.

Gli eventi che chiusero il secolo
Nel 1882 ci fu una disastrosa esondazione dell’Olona: per le coraggiose e filantropiche azioni dei suoi abitanti, come si può leggere nella motivazione dell’onorificenza, a Legnano fu conferita la medaglia d’oro al valor civile:
«Per le coraggiose e filantropiche azioni, con evidente pericolo della vita, durante le inondazioni straordinarie dell’anno 1882.»
(Motivazione del conferimento della medaglia d’oro a valor civile al comune di Legnano)

Fino al 1898 la sola parrocchia presente a Legnano era quella di San Magno: in seguito, come conseguenza della costante crescita demo-grafica, nacquero quelle del Santo Redentore (1898), San Domenico (1907), Santi Martiri (1911), Santa Teresa del Bambin Gesù (1964), San Paolo (1970) e San Pietro (1973).

Sul fronte invece delle infrastrutture civili, nel 1879 venne inaugurato l’asilo infantile di corso Magenta, mentre tra il 1896 e il 1898 furono realizzati il macello e il mercato del bestiame.
