CRISI E XXI SECOLO
Legnano post-industriale
La crisi dell’industria
L’età d’oro dell’industria legnanese, iniziata negli anni ottanta del XIX secolo, terminò negli anni sessanta del XX. In seguito Legnano conobbe un lungo periodo di crisi che portò alla chiusura di molte attività produttive.
Le tabelle seguenti con la loro incisiva essenzialità fanno vedere quanto grande sia stata la crisi del sistema produttivo legnanese, negli ultimi decenni del XX secolo e oltre.
Anno | Azienda | Settore attività |
---|---|---|
1957 | De Angeli Frua | tessile |
1965 | Cotonificio dell’Acqua | tessile |
1967 | Agosti | tintoria |
1971 | Cotonifici Bernocchi | tessile |
1974 | Giulini & Ratti | tintoria |
1989 | Mario Pensotti | meccanica |
1994 | Cantoni – centro | tessile |
1994 | Andrea Pensotti | meccanica |
2004 | Cantoni Olmina | tessile |
2008 | Manifattura di Legnano | tessile |
2008 | Tintostamperia Mottana | tintoria |
2014 | Giovanni Crespi | chimica |

Questa congiuntura sfavorevole fu causata dall’aumento del costo del lavoro e dalla concorrenza dei sistemi industriali esteri, a cui si aggiunsero le periodiche crisi che ciclicamente coinvolgono i sistemi produttivi e – negli anni settanta – l’inconvertibilità del dollaro (1971), la crisi petrolifera e la guerra del Kippur (entrambe nel 1973) e da un mutato mercato: nascita delle aziende confezioniste che dettavano le mode, l’utilizzo sempre più diffuso delle fibre artificiali e sintetiche, che richiedeva lavorazioni diverse a seconda della composizione dei filati, e infine il diffondersi dei tessuti fantasia al posto dei classici a tinta unita che erano il forte della produzione.
Sulla scia di questi avvenimenti il più esposto era il settore tessile. Infatti per primi , (vedi sopra tabella 1-3-1) chiusero la De Angeli-Frua (1955), i Cotonifici Dell’Acqua (1965) e Bernocchi (1971), la tintoria Agosti (1967), la tintoria Giulini & Ratti (1974), il Cotonificio Cantoni (nel 1984 lo stabilimento sorto lungo l’Olona e nel 2004 la fabbrica del rione Olmina).
Ma negli anni Ottanta furono investiti dalla crisi anche altri settori che pure trainavano l’economia dell’intera area dell’Altomilanese quali il termoelettrico, il meccanico e il calzaturiero. Si mise mano a pesanti processi di ristrutturazione o dismissioni. In un ventennio si verificarono numerosi casi di chiusure aziendali, nel tessile, nell’abbigliamento, nella meccanica, con pesanti contraccolpi occupazionali: le meccaniche Mario Pensotti (1989) e Andrea Pensotti (1994) e – a causa della grande recessione iniziata nel 2007 – la Manifattura di Legnano, la Tintostamperia Mottana (entrambe nel 2008) e la Giovanni Crespi (2014).
anno | 1951 | 1961 | 1971 | 1978 |
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n° impiegati | 23 | 20 | 17 | 16 |
Nel 1981 la percentuale di occupati nell’industria sulla popolazione, era del 29,6% (era il 65,2% all’epoca del boom economico 1961) Legnano retrocedeva così, a livello nazionale dal secondo posto del 1961, al 141º posto. Tutto il tessuto industriale legnanese, con il passare dei decenni, conobbe una fase dove le dimensioni medie delle aziende diminuirono: dai 23 impiegati del 1951, si passò ai 20 del 1961, ai 17 del 1971 ai 16 del 1978. (tabella 2-3-1)

Il primo a cessare l’attività nel 1957
Nel contempo, iniziò una fase di nascita di piccole aziende, che consentì a Legnano di rimanere inserita in un contesto produttivo molto avanzato, collocandola ancora nel XXI secolo tra le zone più sviluppate e industrializzate d’Italia.
Molte aree ex industriali vennero poi riconvertite ad altri usi, spesso con la scomparsa delle testimonianze di archeologia industriale; l’esordio si ebbe con l’area un tempo occupata dalla De Angeli-Frua, che fu la prima grande azienda legnanese a fallire.

Il ponte sull’Olona.
Un esempio di archeologia industriale

Le nuove costruzioni sull’area ex Cantoni

Il grattacielo Mocchetti
L’economia legnanese virò verso il settore terziario; in particolare, ci fu una forte crescita dei servizi alla produzione, alle telecomunicazioni, alle assicurazioni, ai trasporti, alle gestioni finanziarie, ai servizi bancari e, in misura minore, ai servizi legali e informatici.
Il tasso di sviluppo del settore terziario non portò però a una crescita sufficiente a sopperire la scomparsa dei grandi complessi industriali del passato, e ciò portò a un importante cambiamento sociale: da sede di importanti industrie e città di occupazione degli impiegati della zona, Legnano si trasformò in un centro di forte pendolarismo, soprattutto verso Milano.

A dicembre 1999 i più grandi enti, pubblici o privati, che davano lavoro a Legnano erano l’ospedale civile (1.714 impiegati), la Franco Tosi (1.600), il comune (383), la Banca di Legnano (345) e la Manifattura di Legnano (335). Nel medesimo anno a Legnano erano presenti 1.650 attività commerciali, tra vendita al dettaglio e all’ingrosso, locali pubblici e ambulanti, che conobbero una nuova fase di crescita dopo il ristagno degli anni settanta.
Tramontate le grandi fabbriche, tutto il tessuto di piccole e medie imprese e artigiani che avevano vissuto all’ombra rassicurante di quelle, si trovarono in prima linea a tenere il mercato. Lo hanno fatto rinnovando le loro produzioni e cercando nuovi sbocchi per la loro attività. La loro versatilità, l’inventiva, l’innovazione, l’attenzione alle necessità del cliente e la capacità di adeguarvisi rapidamente hanno consentito di superare il periodo critico, e competere con successo sul mercato nazionale ed internazionale, in molti casi da leader.
Anche interventi pubblici hanno favorito e accompagnato il loro successo. A metà degli anni novanta, nell’ambito del “Piano di reindustrializzazione dell’asse Sempione” finanziato dallo Stato e dalla Unione Europea, è stato avviato il progetto per la creazione, a Legnano, di una “cittadella tecnologica: Tecnocity” per promuovere e sostenere lo sviluppo dell’economia dell’Altomilanese ed indirizzarla verso settori ad alta tecnologia che hanno un grande potenziale di sviluppo.

Con questa nuova struttura, con la privilegiata facilità di accesso a grandi vie di comunicazione (Malpensa; Autostrade; ferrovia) e la capacità di innovazione dell’imprenditoria locale, Legnano ha reagito alla crisi del modello industriale del secolo scorso, ha saputo rinnovare e diversificare il suo apparato produttivo, e seppur con i problemi che la accompagnano, come la difficoltà a trovare le maestranze adeguatamente preparate, i condizionamenti urbanistici e la burocrazia, può guardare con fiducia al futuro.


Opera di Nardo Dunchi, in Acciaio Inossidabile 18/10 (6,83 m altezza; 6,33 m apertura braccia, 126 cm quadrati sezione caviglie, peso kg 2.000), realizzata per fusione dalla F.I.A.S. (Fonderie Italiane Acciai Speciali) di Giuseppe, Aurelio e Giovanni Caironi – Gorla Minore. (1992)
La statua fu inaugurata e benedetta dall’ allora Cardinale Carlo Maria Martini l’ 8 novembre 1992
La figura rappresenta il Cristo e la Croce nello stesso tempo; riflette la luce e diventa abbagliante come avvenne al Cristo vivente nella trasfigurazione sul Monte Tabor. Cristo vivo, trasfigurato, fissato nella morte dalla Sindone, non può esser disgiunto dalla Croce.
“Orribil furono li peccati miei, ma la bontà infinita ha sì gran braccia che prende ciò che si rivolge a lei…”
(Dante, III Canto dei Purgatorio). L’originale dell’opera e’ collocata al Cimitero Parco di Legnano, il modello in legno iroco, che si trovava originariamente nella chiesa legnanese di San Giovanni, dal 2013 è stato collocato a Bonascola (frazione di Carrara) nella chiesa parrocchiale della Madonna del Cavatore.
Per conservare la memoria del passato e metterla a disposizione della nostra città, l’associazione TTSLL (Testimonianze Tecnico Storiche del Lavoro Legnanese), fondata nel 1992 da Sergio Sciuccati, ha raccolto una grande quantità di documenti e macchinari al fine di poter realizzare un vero e proprio museo cittadino.
Nel 2004, APIL ha assegnato a Sergio Sciuccati il PREMIO AL MERITO PROFESSIONALE “FABIO VIGNATI” con la seguente motivazione: “Capo Delegazione dei Maestri del lavoro di Legnano. Consulente sistemi computerizzati di gestione della produzione. Presidente del TTSLL”.



Il parco del Castello. Uno dei polmoni verdi di Legnano
La popolazione

I censimenti generali della popolazione italiana hanno avuto cadenza decennale a partire dal 1861 fino al 2011, con l’eccezione del censimento del 1936 che si tenne dopo soli cinque anni per regio decreto n.1503/1930. Inoltre, non furono effettuati i censimenti del 1891 e del 1941 per difficoltà finanziarie il primo e per cause belliche il secondo.
Dal 2018 l’Istat ha attivato il censimento permanente della popolazione, una nuova rilevazione censuaria che ha una cadenza annuale e non più decennale. A differenza del censimento tradizionale, che effettuava una rilevazione puntuale di tutti gli individui e le famiglie, il nuovo metodo si basa sulla combinazione di rilevazioni campionarie e dati provenienti da fonte amministrativa trattati statisticamente.
Variazione percentuale popolazione ai censimenti dal 1861 al 2011
Le variazioni della popolazione di Legnano negli anni di censimento espresse in percentuale a confronto con le variazioni della città metropolitana di Milano e della regione Lombardia.

N° censimento | Anno censimento | Data rilevamento | Popolazione residenti | Var % | Note |
---|---|---|---|---|---|
1° | 1861 | 31 dicembre | 6.501 | – | Il primo censimento della popolazione viene effettuato nell’anno dell’unità d’Italia. |
2° | 1871 | 31 dicembre | 6.949 | +6,9% | Come nel precedente censimento, l’unità di rilevazione basata sul concetto di “famiglia” non prevede la distinzione tra famiglie e convivenze. |
3° | 1881 | 31 dicembre | 8.098 | +16,5% | Viene adottato il metodo di rilevazione della popolazione residente, ne fanno parte i presenti con dimora abituale e gli assenti temporanei. |
4° | 1901 | 10 febbraio | 18.364 | +126,8% | La data di riferimento del censimento viene spostata a febbraio. Vengono introdotte schede individuali per ogni componente della famiglia. |
5° | 1911 | 10 giugno | 25.087 | +36,6% | Per la prima volta viene previsto il limite di età di 10 anni per rispondere alle domande sul lavoro. |
6° | 1921 | 1 dicembre | 27.218 | +8,5% | L’ultimo censimento gestito dai comuni gravati anche delle spese di rilevazione. In seguito le indagini statistiche verranno affidate all’Istat. |
7° | 1931 | 21 aprile | 29.556 | +8,6% | Per la prima volta i dati raccolti vengono elaborati con macchine perforatrici utilizzando due tabulatori Hollerith a schede. |
8° | 1936 | 21 aprile | 31.961 | +8,1% | Il primo ed unico censimento effettuato con periodicità quinquennale. |
9° | 1951 | 4 novembre | 38.014 | +18,9% | Il primo censimento della popolazione a cui è stato abbinato anche quello delle abitazioni. |
10° | 1961 | 15 ottobre | 42.473 | +11,7% | Il questionario viene diviso in sezioni. Per la raccolta dei dati si utilizzano elaboratori di seconda generazione con l’applicazione del transistor e l’introduzione dei nastri magnetici. |
11° | 1971 | 24 ottobre | 47.736 | +12,4% | Il primo censimento di rilevazione dei gruppi linguistici di Trieste e Bolzano con questionario tradotto anche in lingua tedesca. |
12° | 1981 | 25 ottobre | 49.687 | +4,1% | Viene migliorata l’informazione statistica attraverso indagini pilota che testano l’affidabilità del questionario e l’attendibilità dei risultati. |
13° | 1991 | 20 ottobre | 50.018 | +0,7% | Il questionario viene tradotto in sei lingue oltre all’italiano ed è corredato di un “foglio individuale per straniero non residente in Italia”. |
14° | 2001 | 21 ottobre | 53.797 | +7,6% | Lo sviluppo della telematica consente l’attivazione del primo sito web dedicato al Censimento e la diffusione dei risultati online. |
15° | 2011 | 9 ottobre | 57.647 | +7,2% | Il Censimento 2011 è il primo censimento online con i questionari compilati anche via web ed anche l’ultimo censimento di tipo tradizionale con rilevazione a cadenza decennale. |