DAL XV AL XIX SECOLO

Le famiglie nobiliari legnanesi e i loro palazzi

Durante il XV secolo Legnano fu dominata da diverse famiglie nobiliari.
Nonostante la presenza di queste casate, Legnano non fu mai una vera e propria Signoria tant’è che il borgo legnanese, a differenza di molte comunità vicine, non fu mai oggetto di infeudazione.

Tra le famiglie nobiliari legnanesi più importanti nel Quattrocento spicca quella dei Lampugnani; il loro capofamiglia, Oldrado II Lampugnani, era un nobile di origine milanese che diventò segretario e generale dell’esercito di Filippo Maria Visconti. Allo scoppio della guerra tra i Visconti e gli Sforza per il predominio su Milano, Oldrado II Lampugnani passò dall’appoggio ai primi al supporto ai secondi, e i servigi resi a Francesco Sforza gli procurarono importanti possedimenti fondiari. A Legnano, in particolare, scelse come residenza il castello già di proprietà dei Della Torre, che rafforzò con la costruzione di nuove fortificazioni.
In questo contesto, nel 1448, Legnano fu teatro di una fase degli scontri tra i Visconti e gli Sforza: parte dell’esercito di Francesco Sforza si accampò a Legnano dopo aver conquistato Abbiategrasso; grazie al sostegno di Oldrado II Lampugnani, queste truppe espugnarono poi Busto Arsizio.

A partire dal Quattrocento, oltre che dai Lampugnani, Legnano iniziò a essere dominata anche da altre famiglie nobiliari: le principali furono gli Oldrendi (o Legnani), i Bossi, i Vismara, i Visconti, i Crivelli, i Maino e i Caimi. Tra queste ultime, la più importante per possedimenti e ricchezza, oltre a quella dei Lampugnani, fu la casata dei Vismara.

Nel corso del secolo, oltre al castello visconteo e a palazzo Leone da Perego, Legnano si arricchì di molte abitazioni gentilizie. Nel XV vennero infatti costruiti il maniero Lampugnani, la casa di Gian Rodolfo Vismara, casa Corio e la casa dei pittori Lampugnani; di queste, l’unica sopravvissuta, seppur molto rimaneggiata, è casa Corio. L’unica struttura civile giunta integra sino al XXI secolo della Legnano quattrocentesca è un piccolo edificio di corso Garibaldi, che in seguito è stato inglobato in un cortile. È conosciuta come Torre Colombera ed è arricchita dai resti degli affreschi appartenenti alle menzionate case nobiliari che furono salvati prima delle demolizioni di queste ultime.

Cortile interno del maniero Lampugnani

La quattrocentesca Torre Colombera

XVI secolo

Il secolo si aprì con un avvenimento molto importante per la storia di Legnano: nel 1504 iniziò la costruzione della basilica di San Magno. I lavori della erigenda basilica subirono un arresto nel 1511, quando della soldataglia svizzera saccheggiò Legnano e incendiò il cantiere; già in precedenza, nel 1509, militari provenienti dalla Svizzera e in guerra con il Ducato di Milano avevano devastato Legnano e Busto Arsizio.

La cinquecentesca basilica di San Magno

Piazza San Magno in una foto della prima parte del XIX secolo

Nel XVI secolo, nonostante i fermenti che portarono alla costruzione della basilica, il borgo conobbe una fase di declino, dato che cominciò a slegarsi da Milano perdendo gradualmente la sua funzione strategica; in questo modo, da importante avamposto militare si trasformò in semplice centro agricolo. Infatti, già dal secolo precedente, il Seprio perse il suo atteggiamento ribelle nei confronti di Milano, e quindi la presenza di truppe fisse al confine del contado milanese non era più giustificata.

Aspetti amministrativi

Nel XVI secolo Legnano era suddivisa in nove “comunetti”, ovvero in divisioni amministrative la cui funzione era quella di amministrare le varie parti in cui era suddiviso il territorio di Legnano. Essi erano il “comune Vismara”, il “comune delle Monache”, il “comune di Camillo Prata”, il “comune Visconti”, il “comune Morosinetto” e il “Comunetto”. Ogni ente era governato dai proprietari terrieri più abbienti, che corrispondevano alle famiglie nobiliari. Esse concorrevano alla nomina di un sindaco. Quest’ultimo, che era il rappresentante della comunità, era assistito nel governo del proprio comune da due deputati e da un cursore.

Fino alle riforme amministrative di Maria Teresa d’Austria a Legnano fu frequente il contrasto tra i possidenti terrieri, che erano di origine nobiliare, e i contadini che lavoravano le loro proprietà.

In questo contesto, all’inizio del XVI secolo, Legnano raggiunse una popolazione di 1.500 abitanti.

Aspetti sociali

Lo slancio religioso dopo la Controriforma sostenne offerte per la costruzione e l’ampliamento di conventi e chiese. Oltre ai Vismara, anche le altre famiglie nobiliari facevano a gara per accattivarsi il favore degli arcivescovi milanesi legando il proprio nome a opere di carità oppure a opere a beneficio della comunità. In questo contesto, il 7 agosto 1584 Carlo Borromeo decise di spostare la prepositura da Parabiago a Legnano.

È di questo secolo la fondazione della più antica scuola pubblica a Legnano, che venne istituita presso la chiesa di Sant’Ambrogio nel 1570 per volere di Carlo Borromeo.

La chiesa di Sant’Ambrogio

Nel 1594 la popolazione legnanese, nonostante fosse stata decimata dalle carestie e dalle epidemie di peste del 1529, del 1540 e del 1576, crebbe a circa 2.500 abitanti, che erano distribuiti in 221 case. Le famiglie erano 470, mentre il numero medio di componenti delle stesse era di cinque persone; l’età media della popolazione era invece di 27 anni. Sempre nel 1594, i mulini ad acqua a servizio dei mugnai legnanesi erano 16.

XVII secolo

Aspetti sociali e amministrativi

Nel XVII secolo le vicende di Legnano seguirono quelle del Ducato di Milano, che passò sotto il dominio spagnolo. La struttura amministrativa dei comunetti fu confermata anche se, per limitare le lagnanze dei contadini nei confronti della nobiltà, il governo spagnolo riformò in parte questo sistema amministrativo: vennero fissate regole di eleggibilità per i sindaci, fu stabilito che gli amministratori dovessero rendere conto al governo del lavoro compito e vennero limitate le risorse che i contadini avrebbero dovuto fornire all’amministrazione legnanese.
Quest’ultima rispondeva al Contado del Seprio, che era governato da un capitano o vicario che risiedeva a Gallarate e che sovrintendeva, tra l’altro, alla giustizia e alla polizia, rispondendo direttamente all’amministrazione centrale di Milano.

La popolazione legnanese, secondo un censimento del 1620, ammontava a 2.948 abitanti, che erano suddivisi in 474 famiglie. In tale rilevazione statistica furono censiti anche le attività produttive, l’uso dei terreni e le dimensioni del borgo (che ammontavano a 22.994 pertiche milanesi). In base anche ad altre rilevazioni effettuate in questo secolo, la Legnano del XVI secolo appariva come una comunità basata su un’agricoltura che si fondava sulla fertilità dei terreni e sulla presenza di mulini ad acqua; tale ricchezza attirò gli eserciti di passaggio, che si accamparono spesso nei pressi di Legnano depredando e danneggiando le colture.

Nel 1627 i legnanesi chiesero nuovamente, questa volta al governo spagnolo, l’apertura di un pubblico mercato «in ciascun giorno di giovedì»: all’istanza si opposero Busto Arsizio, Gallarate e Saronno perché preoccupate di un’eventuale concorrenza, e quindi la richiesta rimase un’altra volta inevasa. In questo contesto, dal 1610 al 1650, fu costruito il santuario della Madonna delle Grazie: tale edificio religioso fu innalzato per celebrare un miracolo occorso a due ragazzi sordomuti.

Il seicentesco santuario della Madonna delle Grazie

Anche Legnano venne funestata dall’epidemia di peste del 1630; questa pandemia, che venne raccontata anche da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi, falcidiò la popolazione legnanese forse mietendo, secondo alcune interpretazioni delle fonti dell’epoca, fino al 90% degli abitanti.

Il tentativo di infeudazione e la perdita del ruolo strategico

Legnano, come già accennato, non fu mai infeudata e non venne mai retta da un podestà. Il 17 settembre 1649 i legnanesi, in seguito a calamità naturali che compromisero l’economia locale e a causa del progetto del governo spagnolo che prevedeva l’infeudazione delle terre del Ducato di Milano, furono costretti a pagare una forte somma di denaro per conservare le loro proprietà. Grazie al versamento di 6.680 lire, Legnano rimase sotto la sovranità diretta del Duca di Milano senza intermediari.

Nel Seicento continuò la progressiva perdita di importanza strategica di Legnano, che allentò sempre di più i contatti con Milano. Questo declassamento pose fine all’epoca d’oro dei palazzi signorili legnanesi costruiti nel XV secolo: queste ville nobiliari cambiarono ripetutamente di proprietà, divenendo alla fine semplici residenze di contadini, che non si curarono di conservare gli ambienti di pregio cagionando quindi la decadenza degli edifici stessi. Durante il dominio spagnolo sul Ducato di Milano, Legnano fu scelta come residenza da molti nobili iberici. Legnanello, in particolare, diventò un vero e proprio quartiere gentilizio abitato da aristocratici spagnoli.

XVIII secolo

Aspetti amministrativi

Nel 1714 gli austriaci subentrarono agli spagnoli come dominatori del Ducato di Milano; tra i primi atti che vennero decretati, ci fu la riforma dell’amministrazione pubblica. L’ente locale primario dell’amministrazione austriaca era la “comunità”, che poteva essere suddivisa in più “comuni”. Le comunità erano raggruppate in pievi le quali, a loro volta, formavano un distretto, al cui vertice c’era un cancelliere, che era il rappresentante del Governo austriaco sul territorio. Quando il borgo era di dimensioni modeste il comune era solo uno, se invece la comunità era di grandi dimensioni, era presente una suddivisione in più comuni. Legnano, in particolare, era frazionata in nove comuni: il “Comune Dominante”, il “Comune Trotti”, il “Comune Lampugnani”, il “Comune Morosino grande”, il “Comune Morosinetto”, il “Comune Visconti”, il “Comune delle Monache”, il “Comune Vismara” e il “Comune Personale”. L’ulteriore suddivisione territoriale in comuni fu in parte ereditata dall’organizzazione amministrativa che era già in atto all’epoca della dominazione spagnola. La comunità era retta dagli estimati, ovvero dai cittadini detentori di beni immobili, che erano riuniti in un “convocato”, il quale nominava un “esecutivo” di tre membri. Questi ultimi designavano poi i sindaci (cioè coloro che erano a capo dei comuni) e gli esattori. La comunità di Legnano rispondeva poi giuridicamente al vicario del Seprio.

I resti del mulino Cornaggia, che si trovano a Legnano a valle del castello visconteo

Con la dominazione austriaca furono organizzati alcuni censimenti per raccogliere dati sui vari borghi che costituivano l’impero: grazie a essi, vennero determinati il profilo anagrafico e quello economico delle singole comunità. Al risultato di questo censimento fu dato il nome di Catasto Teresiano. Per quanto riguarda Legnano, nel 1723 fu registrata una superficie totale di 26.422,13 pertiche. In questo censimento vennero anche determinati gli usi dei terreni con la misura precisa delle superfici. La rilevazione statistica fu poi ripetuta nel 1749; da quest’ultima si evinceva che il numero di abitanti fosse di 2.120. Nel 1760 l’amministrazione austriaca riformò il sistema fiscale; grazie a tale aggiornamento, i proprietari terrieri ora pagavano le tasse in funzione del rendimento dei loro fondi, che era calcolato al momento del versamento degli oboli e che quindi non era costante potendo variare con il tempo.

Dal 1770 al 1784 la popolazione di Legnano passò da 2.256 a 2.525 abitanti.

Aspetti sociali

L’economia della Legnano settecentesca era prettamente agricola con colture intensive.

Nel 1772 erano 12 i mulini sull’Olona che impiegavano la forza motrice del fiume per far muovere le macine. Alcuni di essi sono raffigurati nel distico di Giuseppe Bossi nella basilica di San Magno. Nei secoli successivi furono gradualmente abbandonati e gli ultimi sette vennero demoliti tra il XIX e il XX secolo dalle grandi industrie cotoniere legnanesi per venire sostituiti da impianti più moderni che sfruttavano la forza motrice del fiume con maggior efficienza. Le colture erano irrigate dalle acque dell’Olona grazie alle acque prelevate e distribuite dalle ramificazioni e dalle molteplici rogge originate dal fiume.

Oltre alla coltura di cereali, l’economia legnanese si basava anche sull’artigianato e sull’allevamento del bestiame. I legnanesi, che abitavano in cortili o case di ringhiera, facevano parte di gruppi che discendevano da diverse famiglie patriarcali. Essi erano sottoposti a mezzadria, o “colonia lombarda”, sotto la supervisione del patriarca (in legnanese ragiò, conosciuto in dialetto milanese con il termine regiù), e lavoravano dei terreni coltivati che si sviluppavano dal centro del borgo alle case coloniche di periferia.

Cortile interno delle case dei pittori Lampugnani in corso Garibaldi 1962

I rilievi soprastanti l’Olona erano coltivati a frutteti e vigneti.

I territori lungo le rogge originate dal fiume, le zone ai lati dei viottoli e i terreni al centro delle case coloniche erano destinati alla coltivazione di gelsi, che erano alla base della produzione della seta.

I bassi redditi che erano offerti dall’economia agricola incoraggiavano a integrare l’attività dei campi con altre mansioni alle quali si avvicendavano, durante la giornata, le donne. Alla sera gli agricoltori legnanesi diventavano infatti filatori e tessitori di seta, di cotone, di lana, oppure tintori.

Le stoffe erano tinte in calderoni di rame con il colorante stemperato in acqua bollente. Dopo che i tessuti avevano assimilato il colorante, venivano sciacquati nelle acque dell’Olona, in corrispondenza del quale erano montate strutture di legno adeguate. Queste attività furono la premessa per la nascita dell’industria.

Dopo una disposizione dell’imperatore Giuseppe II emanata nel 1786 che vietava l’uso delle fosse comuni, la comunità legnanesi fu obbligata a dotarsi di un nuovo cimitero posto fuori dal centro abitato che sostituisse il “foppone” di origine medievale. Questo nuovo camposanto ebbe una superficie iniziale di 3.000 m², successivamente aumentati a 5.500 m², e si trovava nell’area ora occupata dalle scuole Bonvesin della Riva, vicino al santuario della Madonna delle Grazie. Tra il 1808 e il 1898 accolse le spoglie di 21.896 legnanesi.

L’antico cimitero

Fino alla prima metà del XVIII secolo l’istruzione fu praticata da privati, principalmente religiosi, che la esercitavano su un’esigua minoranza di legnanesi senza dipendere dall’autorità comunale. Era comunque un’istruzione che forniva solamente i rudimenti del sapere. Infatti, chi avesse voluto approfondire le proprie conoscenze era obbligato a rivolgersi a centri più grandi di Legnano. La situazione iniziò a mutare nella seconda metà del XVIII secolo con un editto imperiale emanato durante la dominazione austriaca e datato 31 ottobre 1787, che imponeva l’apertura di scuole gratuite in Lombardia. A Legnano però esisteva già, prima di questo editto, una scuola gratuita sorta grazie a un lascito testamentario del canonico Paolo Gerolamo Monti datato 15 settembre 1749. Fu organizzata presso la collegiata di San Magno, ma poteva accogliere solo poche decine di scolari legnanesi.

Di questo periodo è anche l’apertura del pellagrosario. Fu inaugurato il 29 maggio 1784 all’interno del monastero di Santa Chiara per contrastare la pellagra, malattia che era diventata comune nel Settecento a causa delle sempre più  marcata diffusione del mais tra le colture.

Il convento di Santa Chiara. Nel 1784 fu convertito in pellagrosario

Il 2 ottobre 1795, dopo le vane richieste effettuate nei secoli precedenti, il mercato cittadino fu riaperto; secondo la disposizione governativa, il mercato si sarebbe dovuto tenere ogni martedì.

Anche Legnano fu coinvolta dagli sconvolgimenti politici e militari susseguenti alla Rivoluzione francese: dopo l’annessione della Lombardia alla Repubblica Cisalpina, i soldati francesi, durante una delle loro campagne militari, sottrassero l’argenteria dalle chiese legnanesi.

XIX secolo

Epoca napoleonica

Anche negli anni della dominazione napoleonica Legnano mantenne il ruolo di importante borgo agricolo. Aiutato dall’abbondanza dei raccolti, fin dal Medioevo il borgo si avvantaggiò anche dei traffici commerciali grazie alle vie di comunicazione che lo attraversavano. Fu però Napoleone a costruire la strada del Sempione, che collegava Milano a Parigi attraversando le Alpi (Passo del Sempione). Il tratto Rho-Legnano-Gallarate-Arona di questa importante via di comunicazione, che ricalcava l’antica strada romana e medievale, aiutò notevolmente a incrementare la rilevanza strategica di Legnano, seconda stazione di posta da Milano: «Passàa a Legnàn e Castelànza se va drizz in Frànza» («Passando da Legnano e Castellanza si va direttamente in Francia»), diceva infatti un modo di dire dialettale dell’epoca. Questa importante strada di comunicazione, e la posizione strategica della città all’interno del triangolo Milano-Como-Varese, gettò le basi per la futura industrializzazione del borgo.

Del 1806 è la realizzazione del canale artificiale Cavo Diotti, scavato per irrorare le coltivazioni non raggiungibili dall’Olona, e l’istituzione della fiera annuale del mese di novembre; originariamente si teneva il 2 novembre per commemorare i defunti, poi fu estesa anche ai giorni seguenti. La tradizione della fiera autunnale non si è spenta nei secoli: ancora nel XXI secolo viene organizzata nel mese di novembre su un’area nei pressi del castello visconteo.

All’inizio del XIX secolo la natura della zona era ancora relativamente selvaggia: fino alla prima metà del secolo citato, nei boschi legnanesi, erano presenti i lupi.

Come riporta un documento del governo napoleonico, nel giugno del 1805 la popolazione di Legnano raggiunse i 2.784 abitanti. L’atto era accluso a un decreto che concedeva a Legnano un moderno organo amministrativo nella forma di un consiglio comunale e di una municipalità: il primo era costituito da 15 membri scelti dal prefetto, mentre la seconda era formata da un sindaco e da due “savi”. In questo periodo Legnano era capoluogo del IV cantone, che faceva parte del distretto di Gallarate, il quale apparteneva a sua volta al dipartimento d’Olona, che invece aveva sede a Milano. Il cantone con a capo Legnano racchiudeva un territorio con una popolazione complessiva di 12.727 abitanti, che erano distribuiti in 17 comuni.

All’epoca l’amministrazione comunale di Legnano, che era governata dai grandi proprietari terrieri e dai borghesi più ricchi, era spesso costretta ad intervenire per stendere regolamenti in materia di agricoltura, pascoli e per la gestione dei terreni, oltre che per risolvere le accese dispute tra gli agricoltori e i mugnai, specialmente nei periodi di magra dell’Olona. Gli agricoltori, per essere protetti, si associarono al consorzio del fiume Olona, cioè all’ente che venne fondato nel 1606 e che possedeva già i diritti sulle rogge. Nel 1818,dopo aver pagato 8.000 scudi al governo napoleonico, il consorzio ottenne i diritti demaniali sull’Olona.

Napoleone attraversò Legnano il giorno precedente alla sua incoronazione a re d’Italia. L’evento è documentato da una circolare del prefetto del dipartimento d’Olona destinata alle amministrazioni comunali: con essa erano fissate le prescrizioni e le modalità dell’accoglimento del sovrano francese.

Dalla Restaurazione all’Unità d’Italia

Alla fine del dominio napoleonico, con la Restaurazione, la Lombardia fu annessa all’Impero austriaco. Sotto il dominio di Vienna, le amministrazioni locali furono riorganizzate. Il 12 febbraio 1816, con decreto imperiale di Maria Teresa d’Austria, entrò in vigore la nuova organizzazione territoriale della Lombardia: Legnano smise di essere capoluogo e fu unita al XV distretto di Busto Arsizio. Per quanto riguarda i servizi, è di questi anni (1827) l’inaugurazione del primo ufficio postale.

Il primo intervento dell’amministrazione comunale legnanese riguardo alla pubblica istruzione è dell’inizio del XIX secolo, quando il governo cittadino affidò a due maestri la gestione di due classi di scolari, una maschile e una femminile. L’allestimento di locali a uso esclusivo della scuola è invece del 1832; precedentemente le lezioni si tenevano in ambienti di fortuna. In un documento del 1848 è riportato come il numero di studenti iscritti a questa scuola, la cui ubicazione era nella moderna via Verdi, fosse di 470 per la classe maschile e 475 per quella femminile; nel 1852 questa scuola fu trasferita in alcuni locali del moderno corso Magenta.

Di questi anni è la fondazione dell’istituto privato da parte di Barbara Melzi (1854), con l’allestimento della scuola materna e della scuola elementare; l’edificio che ospita questo istituto, appartenuto all’omonima famiglia nobiliare, è di rilevanza storica.

Palazzo Melzi

Un forte impulso alla pubblica istruzione si ebbe con la promulgazione della legge Casati (1859), in seguito della quale il comune di Legnano fu obbligato a predisporre una scuola comunale permanente; l’amministrazione risolse il problema affittando dal marchese Cornaggia uno stabile da adibire a edificio scolastico. Qualche decennio dopo, nel 1896, il comune di Legnano acquistò il convento di Sant’Angelo convertendolo in scuola elementare; l’antico monastero fu poi demolito nel 1967 e ricostruito (le odierne scuole Mazzini).

Anche Legnano fu attraversata dai fermenti risorgimentali che coinvolsero l’Italia dalla metà del XIX secolo. Durante la prima guerra di indipendenza fu indetto anche a Legnano un referendum per l’annessione al Regno di Sardegna, e il suo risultato fu una schiacciante vittoria a favore dell’annessione, anche se tutto ciò non ebbe seguito a causa della successiva sconfitta di Carlo Alberto di Savoia.

Tra i legnanesi che ebbero un ruolo di primo piano nel risorgimento ci furono Samuele Banfi ed Ester Cuttica: quest’ultima, in particolare, ebbe rapporti diretti anche con Giuseppe Mazzini.

Nelle guerre risorgimentali che seguirono, almeno otto legnanesi parteciparono alle battaglie inquadrati nell’esercito sardo-piemontese; Legnano ebbe anche un caduto nella battaglia di San Fermo (Luigi Fazzini). Una divisa di un garibaldino fu in seguito scoperta in una vecchia casa di Legnano, ed è ora tra gli oggetti conservati nel Museo civico Sutermeister: del soldato che la indossò non però è noto il nome.

In questo contesto, il 20 dicembre 1860, fu inaugurata la stazione ferroviaria di Legnano, che era a servizio della linea Milano-Gallarate, da poco costruita e all’epoca ancora a binario unico. La linea ferroviaria fu poi raddoppiata nell’anno 1900.

La stazione di Legnano
Notare il soprappasso in ferro (la biloria)

Il 17 marzo 1861, con la proclamazione a re d’Italia di Vittorio Emanuele II di Savoia, anche Legnano entrò a far parte del moderno Stato italiano. Il 16 giugno 1862, da un balcone di un edificio non più esistente che era ubicato lungo il moderno corso Garibaldi nel luogo dove si trova la sede centrale della Banca di Legnano, Giuseppe Garibaldi invitò i legnanesi alla costruzione di un monumento a ricordo della battaglia del 29 maggio 1176 con queste parole:

«[…] Noi abbiamo poca cura delle memorie degli avvenimenti patrii; Legnano manca di un monumento per constatare il valore dei nostri antenati e la memoria dei nostri padri collegati, i quali riuscirono a bastonare gli stranieri appena s’intesero. […]»

(Giuseppe Garibaldi)

I legnanesi seguirono l’esortazione di Garibaldi, e innalzarono un primo monu-mento nel 1876 in occasione settecentesimo anniversario della battaglia; questa statua, che venne realizzata da Egidio Pozzi, fu poi sostituita da quella attuale, che è invece opera di Enrico Butti. Una lapide posizionata sul retro dell’edificio della Banca di Legnano in corso Garibaldi ricorda questo avvenimento.

Corso Garibaldi verso piazza San Magno.
Sulla sinistra, si vede il balcone da cui Giuseppe Garibaldi parlò ai legnanesi
La lapide apposta sulla casa, non più esistente, dove Garibaldi si
soffermò…
…e la targa che ricorda l’originaria ubicazione della lapide
I festeggiamenti per l’inaugurazione del monumento 29/6 1/7/1900

Il primo censimento effettuato dal neonato Stato italiano (1861) registrò un aumento della popolazione legnanese di quasi duemila residenti, dai 4.536 del 1840 e ai 6.349 del 1861. In questo decennio fu anche realizzato (1865) il primo impianto di illuminazione pubblica.

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