LE INDUSTRIE TESSILI
In questa sezione sono esposte foto di macchine, fabbriche, ambienti di lavoro, dell’industria tessile legnanese.
C’è stato un periodo, tra la fine del secolo XIX e i primi decenni del secolo XX, in cui “Legnano era il tessile e il tessile era Legnano”.
Era il tempo in cui nacquero o si consolidarono le grandi industrie del settore: la Cantoni, la Bernocchi, la De Angeli Frua, la Mottana, che ebbero una rilevanza internazionale.
Quelle industrie erano la continuazione e il potenziamento di una attività tessile che, su scala artigianale, risaliva al medioevo.
A Legnano in particolare, già verso la fine del XIII secolo, gli Umiliati avevano avviato in un loro convento, ora non più esistente, un’officina per la lavorazione della lana.
La lavorazione della lana. Miniatura della “Cronica” di G. da Brera Biblioteca ambrosiana
Nel milanese, sempre già dal medioevo, era prodotto il “fustagno”. Un tessuto apprezzato per la sua robustezza, che avventurosi mercanti (pensiamo alle vie comunicazione di quei tempi) vendevano in tutta Europa.
La tipica armatura a “saia” 2 – 4 del fustagno.
Quadretto nero: l’ordito passa davanti alla trama, quadretto bianco: la trama passa davanti all’ordito
Un altro tessuto caratteristico della valle Olona fu la “bombasina”, prodotta nel bustese.
Altro esempio di armatura.
fonte: Adelio Marinoni
15 marzo 2018
E’ lo strumento che intrecciando tra loro i fili verticali, ordito, con un filo orizzontale, trama, li trasforma in un prodotto, il tessuto, bidimensionale. Il telaio rappresenta il cuore del procedimento produttivo. A monte la fibra grezza è sottoposta a quei trattamenti (cardatura, filatura, torcitura) che la trasformano in un filo. Questo filo poi è inviato al telaio per la tessitura. A valle del telaio il tessuto subisce i trattamenti di finissaggio (come sbianca, tintura, calandratura, smerigliatura) che gli conferiscono l’aspetto, la “mano”, le proprietà richieste.
Il telaio è composto essenzialmente da: a) due cilindri (subbi). Uno che alimenta il filo dell’ordito, l’atro raccoglie il tessuto formato, b) una spola che fornisce il filo di trama, c) due o più licci che aprono o chiudono i fili dell’ordito e da d) un pettine che accosta (battuta) i fili di trama, intrecciati con l’ordito.
In un telaio come quello della figura, i movimenti delle varie parti, licci, pettine, subbi e spola erano fatti a mano. La produttività era molto bassa (inferiore alle 10 battute al minuto), quindi costi alti del prodotto finito.
Nell’era preindustriale, generalmente, i mercanti stessi nelle loro botteghe producevano i tessuti che vendevano, con l’aiuto di operai salariati, oppure collocavano i loro telai presso le case dei contadini, gli fornivano la materia prima e poi ritiravano il tessuto.
Questa lavorazione domestica è stata importante non solo per l’aumento del reddito che poteva produrre, ma anche perché ha creato una tradizionale conoscenza della tessitura, tramandata di generazione in generazione, che ha reso più facile il decollo delle grandi industrie tessili come la Cantoni, la De Angeli Frua, la Bernocchi, Manifattura di Legnano, Giulini & Ratti, Mongini, Agosti, avvenuto nel XIX secolo.
La macchina a vapore rese potenze meccaniche molto superiori a quelle disponibili con il lavoro umano o animale o dei mulini. Nel campo tessile questo permise di passare a telai più grandi e più veloci, azionati dalla macchina a vapore tramite un sistema di pulegge.
Con la maggiore produttività, si potevano raggiungere 60/70 battute al minuto: si ridussero i costi delle stoffe e furono accessibili anche alle categorie meno abbienti.
Quando anche a Legnano la manifattura tessile cominciò a muovere i primi passi verso l’industrializzazione, siamo alla prima metà del XIX secolo, l’energia richiesta, non fu fornita da macchine a vapore, bensì da quella già naturalmente disponibile, più famigliare ed economica dei mulini dell’Olona (sempre lui!).
E’ significativo che la Cantoni, iniziò la sua attività in mulini riadattati alla produzione tessile, nello specifico la filatura. Infatti, tra il 1819 e il 1841 Camillo Borgomaneri e Costanzo Cantoni acquistarono ben tre mulini. Nel 1819 il Borgomanero acquistò il mulino Isacco già dei Lampugnani, successivamente, nel 1828 il Mulino Melzi. Nel 1841 il signor Costanzo Cantoni acquistò il mulino Pomponio, dove l’energia del fiume non fu più utilizzata per macinare granaglie ma per muovere le macchine della filatura.
Il cotonificio Dell’Acqua, da notare la grande ruota idraulica sull’Olona.
Verso la fine del XIX secolo oltre all’energia idraulica del fiume, ormai completamente impegnata e non più sufficiente a soddisfare le esigenze delle aziende cresciute di numero e dimensioni lungo le sue rive, si fece ricorso, prima all’energia termica del vapore e poi agli inizi del XX secolo all’energia elettrica.
Di pari passo crebbe il numero e le prestazioni dei telai (la velocità raggiunse le 150-200 battute al minuto) e delle altre macchine impiegate nel settore. L’industria tessile legnanese si affermò in campo nazionale ed internazionale. Il numero degli occupati crebbe in maniera esponenziale e le imprese dal modello famigliare si trasformarono in strutture più complesse e si quotarono in borsa.
Oggi i telai sono più compatti, versatili e veloci.
Questo pannello era esposto nella vecchia sede della banca di Legnano, di largo Tosi, 9.
Giornalmente a fine seduta un impiegato scriveva con un gessetto, la data e le quotazioni delle società a chiusura della seduta.
Ci sono ben tre società legnanesi: Cantoni. De Angeli Frua, Franco Tosi
Legnano agli inizi del XX secolo.
Le industrie
E’ stata una delle industrie storiche legnanesi. Sempre attenta all’evoluzione dei coloranti e ai nuovi procedimenti di tintura, che l’industria chimica metteva a punto a cominciare dalla seconda metà del XIX. Questa azienda era all’avanguardia nel suo settore tanto da meritare nel 1927, la medaglia d’oro ‘Fondazione Brambilla’ dall’Istituto lombardo di Scienze e Lettere.
Fonte: Il blog di Daniele Berti : MOTTANA EVA (danielebertisindaco.blogspot.com)