OFFICINE RANZI

Automobile  FIAL Tipo A 6/8 HP

Lo stemma della Ranzi
Fonte: www.flickr/photos/alcoalbe/albums

Locomotore da manovra FS 213.920 Ranzi

Il locomotore
FS 213.920
 
Potenza: 75 CV
Velocità max 19km/h (nella versione con motore Fiat 355C)

Denominazione SocietàOfficine G.  C. Ranzi
SedeLegnano
FondatoreG. Cesare Ranzi
Anno fondazione1923
SettoreMetalmeccanico
ProduzioneMacchine e telai per lavorazione della lana
                        Brevetti*
Locomotori da manovra
Carri ferroviari biassiali
Anno chiusura1968
*Il figlio del fondatore, l’ing. Ubaldo, ha brevettato numerose invenzioni in campo navale, aereonautico, meccanico e militare, tra queste il giunto “fluidomeccanico”

Fonte: “Storia di Legnano tra otto e novecento: Le officine Ranzi” di Gianni Pedrotti – 15 novembre 2021 Sempione News

Le motrici per l’Aeronautica pronte per la consegna, davanti alla fabbrica.

La fabbrica Ranzi

Questo locomotore che per circa 40 anni 1956/1994 ha scarrellato vagoni merci dalla stazione di Sanguinetto all112° DS….AM32L…….. (Fonte Facebook).
Fonte https://nikemissile.forumfree.it

La Storia di Legnano tra otto e novecento: le officine Ranzi

51° capitolo della Storia di Legnano tra Otto e Novecento, di Gianni Pedrotti

Legnano – Nel 1923 Giulio Cesare Ranzi aprì a Legnano un’azienda per la fabbricazione di dinamometri e la manutenzione di macchine e telai per i numerosi cotonifici della zona. Successivamente la produzione virò verso la costruzione di macchine e telai per la cardatura della lana e apparecchiature di controllo per le cinghie di trasmissione.

Negli anni ‘30 il figlio, Ubaldo Ranzi, ingegnere progettista, firmò oltre cento brevetti nei campi aeronautico, navale, meccanico e bellico. Il brevetto più famoso fu un giunto “fluidometallico”. Le innovazioni portate dai brevetti Ranzi nel campo bellico portarono alla creazione di un logo aziendale contenente un’elica di aereo e una ruota di timone navale.

Dal 1951 al 1952, la Ranzi iniziò una sperimentazione del giunto fluidometallico montato su locomotori ad alta percorrenza con le Ferrovie dello Stato e la Fiat Matefer (azienda costruttrice di locomotori).

La sperimentazione, completata dopo due anni con esito insoddisfacente per le FS, non diede i risultati sperati, e la Fiat nel 1953 brevettò un giunto simile a quello della Ranzi che fu adottato quale standard nella costruzione dei locomotori. Il brevetto del giunto fluidomeccanico inizialmente sperimentato su auto, filobus e treni venne poi usato della Cge e dalla Ercole Marelli, aziende costruttrici di motori elettrici. L’adozione del giunto semplificava l’apparecchiatura elettromeccanica di avviamento.

La sperimentazione sui locomotori FS portò l’azienda a perfezionare il giunto per l’utilizzo su locomotori di manovra e ad iniziare nel 1955 la produzione di locomotive biassali di manovra, realizzate nelle officine di viale Cadorna a Legnano. Dallo stabilimento alla stazione FS di Legnano il trasporto avveniva via strada su carrelli appositi.

Negli ambienti militari Ranzi era considerato un fornitore di pregio per l’alta qualità di prodotti, iniziò così la produzione di locomotori per l’esercito e l’aeronautica (nel 1956 fornitura di 12 locomotori), ma anche per aziende private, per le FS e per esportazione in India. Alla produzione di locomotori si affiancò anche la produzione di carri biassali ferroviari.

Nel 1968, con la scomparsa dell’ing. Ubaldo Ranzi, l’azienda cessò ogni sua attività

I brevetti furono ceduti e la società messa in liquidazione, purtroppo il fatto di non aver un fornitore per la manutenzione portò alla scomparsa dei locomotori Ranzi.

L’azienda Ranzi incarna il progetto della rinascita italiana dove le idee di questi pionieri inventori, se fossero state maggiormente supportate da stato e banche avrebbero dato una svolta nazionale al mercato ferroviario, meccanico, automobilistico e bellico, considerato che ancora oggi il brevetto Ranzi del 1942 per la detonazione di mine subacquee, con il principio basato sull’innesco tramite scarica elettrica di una cartuccia esplosiva inserita all’interno di un bullone, è utilizzato dalla Nasa Americana per la separazione degli stadi dei missili spaziali.

Il dairaghese Alessandro Albé, purtroppo scomparso nel 2020, ha dedicato un libro alle locomotive Ranzi pubblicato dall’editore Albertelli nel 1995.

Gianni Pedrotti

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