SECONDA GUERRA MONDIALE E LIBERAZIONE

L’industrializzazione dal XX al XXI secolo

Dalla prima parte della guerra all’armistizio dell’8 settembre

Nel 1940 l’Italia entrò nel secondo conflitto mondiale e le vicende della guerra si ripercossero, di conseguenza, anche su Legnano. Molti soldati legnanesi morirono sul campo di guerra e gli effetti delle privazioni sui civili si acutizzarono con il passare dei mesi e degli anni. Le industrie di Legnano furono convertite per le commesse militari; per esempio, negli stabilimenti Cantoni era stato allestito un reparto per la produzione di capi d’abbigliamento destinati alle forze armate. In questa fabbrica fu però tenuto attivo, quasi clandestinamente, un piccolo settore del taglio di velluti per conservare le maestranze specializzate e riprendere la produzione civile a guerra finita.

1940 Ex Corso Vittorio Emanuele Ora Corso Italia
Cotonificio Cantoni – Tagliatura velluti
1940 La mobilitazione civile

Le opere pubbliche

Nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1943 oltre 500 bombardieri britannici sorvolarono la Lombardia diretti a Milano; alcuni di essi, per errore, finirono su Legnano dove sganciarono delle bombe. A Legnanello questo bombardamento causò 27 morti, quasi tutti periti per strada mentre fuggivano verso il bosco. Alcuni ordigni caddero anche sul Cotonificio Cantoni (due bombe sono state rinvenute nel 2008).

La svolta decisiva della guerra fu l’armistizio dell’8 settembre 1943 tra l’Italia e gli Alleati. Già il giorno successivo le autoblindo tedesche iniziarono a perlustrare ostilmente Legnano. Le industrie legnanesi, ora controllate dai nazisti, iniziarono a fornire al Terzo Reich i manufatti necessari per continuare la guerra. Dall’autunno del 1943 le aziende legnanesi entrarono in crisi a causa della penuria di materie prime e di combustibili; tuttavia fu scongiurato il pericolo dello smantellamento degli impianti e il loro trasferimento in Germania.

Le famose Amlire (American lire), in uso alla fine della guerra

Dalla Resistenza alla Liberazione

Nell’ottobre del 1943 si organizzarono a Legnano, e nei comuni vicini, le prime compagini armate costituite da soldati in fuga dopo l’8 settembre, da operai e da studenti, che entrarono a far parte della Resistenza. Nel contempo, nelle aziende del Legnanese, cominciò il boicottaggio contro i tedeschi per evitare che i manufatti industriali fossero utilizzati dai nazisti per continuare la guerra.

In seguito, a Legnano si costituirono le brigate partigiane “Carroccio”, “Garibaldi” (vicina a istanze socialcomuniste) e altre formazioni autonome, tra le quali la “Sicilia”, che operarono insieme alle brigate partigiane dell’Alta Italia seguendo le direttive del Comitato di Liberazione Nazionale.

In questo contesto avvenne uno dei più drammatici avvenimenti della Resistenza legnanese. Il 5 gennaio 1944 le SS attuarono un’azione di rappresaglia nello stabilimento della Franco Tosi a causa di uno sciopero indetto dalle maestranze dell’azienda. Furono prelevati sei operai di idee antifasciste che erano parte del consiglio di fabbrica; alla ribellione degli altri lavoratori, vennero arrestati 63 operai. Dopo lunghi interrogatori i tedeschi liberarono gli operai, a esclusione di sette, che furono deportati nei lager nazisti.
Rappresaglie simili furono eseguite anche in altre aziende come la Metalmeccanica, la Manifattura di Legnano e la Società Industrie Elettriche. Durante la guerra, nei lager nazisti, morirono complessivamente 11 lavoratori legnanesi.

Dettaglio della fontana del Comitato di Liberazione Nazionale posta in memoria dei Legnanesi che combatterono e morirono per la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo. La dedica recita: “Legnano, ai suoi figli caduti per la libertà”. Questo monumento è collocato in Largo Franco Tosi a Legnano.

Nell’inverno del 1944  avvenne  invece  l’attentato  al ristorante-albergo Mantegazza. Nella trattoria dell’esercizio pubblico, la sera del 4 novembre 1944, erano radunati dei militari fascisti e nazisti per una cena. Alcuni partigiani facenti parte della brigata “Garibaldi” fecero scoppiare, su una delle finestre, un ordigno che fece cinque morti e venticinque feriti: l’attentato causò la reazione dei fascisti, che realizzarono diversi arresti e pestaggi.

L’albergo Mantegazza

Nell’ottobre dello stesso anno fu catturato dai fa-scisti uno degli istitutori delle brigate “Garibaldi”, Mauro Venegoni: gli squadristi gli ordinarono di confessare i nomi dei partigiani della sua brigata, ma al suo diniego lo torturarono, lo accecarono e lo uccisero a Cassano Magnago. Per questo tragico episodio, a conflitto terminato, a Venegoni fu assegnata la medaglia d’oro al valore militare alla memoria e gli venne dedicata una via della città.

Dopo il 27 aprile 1945, giorno in cui Legnano fu affrancata dai nazi-fascisti, ci furono episodi di vendetta contro gli esponenti del regime appena crollato: in totale, furono fucilati sedici legnanesi. Alcuni di essi appartenevano all’ex milizia repubblichina, mentre altri erano stati coinvolti in azioni fasciste. Le uccisioni furono eseguite in piazza San Magno, in piazza del Mercato, alla cascina Mazzafame e al raccordo dell’autostrada Milano-Laghi a Castellanza.

Legnano figura tra le città decorate dopo la guerra. La città è stata infatti insignita della medaglia di bronzo al valor militare per i sacrifici della sua popolazione e per la sua attività nella lotta partigiana durante il conflitto.

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