L’attentato all’albergo Mantegazza

5 novembre 1944

Una dimostrazione di forza, coraggio e cordinamento.

Le ragioni

L’albergo era situato al civico 18 di corso Emanuele, oggi corso Italia, tra la stazione e la piazza del monumento.

Ritrovo – Il “Mantegazza” da tempo era diventato luogo di abituale ritrovo di militari tedeschi, uomini della RSI e, data la vicinanza alla stazione, di persone di passaggio.

Simbolo – L’edificio, quindi era considerato un luogo simbolo del nazifascismo nel legna-nese, per questo un obiettivo da colpire.

La Resistenza – Nel legnanese e nella valle Olona erano attivi i GAP e la rigata Carroccio. Contrastavano efficacemente i nazifascisti come nello scontro alla Cascina Mazzafame.

Mauro Venegoni – Uno dei gli uomini di punta della resistenza nel legnanese, (aveva organiz-zato le SAP e promosso la nascita della Brigata Garibaldi), catturato, per non rive-lare i nomi del suo gruppo, venne torturato ed ucciso, 31 ottobre 1944.

Arresti  – Tra l’ottobre e i primi giorni di novembre del ’44, numerosi componenti della101  SAP, furono arretati, tra questi arresti uno dei capi, Filippo Zaffaroni.

Risposta – La101 SAP di Legnano, decise di passare all’azione, sia per vendicare il partigiano Venegoni, sia per dare un segnale che con o senza Venegoni, e nonostante gli arresti di quei giorni, la resistenza continuava e poteva colpire ancora. Per questo fu scelto, in accordo con il CNL di Milano, un obiettivo simbolo come il “Mantegazza”. C’è un’altra ipotesi: che l’attentato fosse stato deciso già ad ottobre e che la morte di Venegoni, ne abbia accelerato l’esecuzione.

Mauro Venegoni

Nato a Legnano nel 1903, dopo le elementari entra a 12 anni nella F. Tosi. Li aderisce ai gruppi socialisti. Nel 1921 aderisce al Partito Comunista d’Italia, nato al congresso di Livorno dello stesso anno. Entra in contatto con i massimi dirigenti e nel 1924 partecipa al congresso dell’internazionale a Mosca. L’esperienza russa lo mette in contrasto con la linea ufficiale filostaliniana. Per questa scelta anche il in Italia è isolato dai compagni ed espulso dal partito. Per la sua avversione al fascismo è più volte carcerato e condannato al confino. Dopo l’8 settembre promuove ed organizza la brigata Garibaldi. E’ catturato, il 31 ottobre del 1944 è ucciso dai fascisti. Per il suo contributo alla lotta per la Liberazione è stato insignito della Medaglia al Valor Militare.

L’esecuzione

Samuele Turconi – bersagliere

L’esecuzione dell’attentato non era facile: il coprifuoco alle 21, i posti di blocco, il pericolo di qualche spiata erano ostacoli di non poco conto, ma furono superati grazie al lavoro di squadra all’interno della SAP.

Pensotti – Gli ordigni preparati furono due, in ghisa, realizzati alla fonderia Pensotti.

Turconi – Samuele, l’esecutore dell’attentato, comandante della 101Brigata Garibaldi di Gorla Maggiore e Legnano Mazzafame, confezionò le bombe con l’esplosivo e la miccia in un appartamento di via dei Mille a Legnano.

Il tesserino rilasciato a Mainini Francesca dal CNL con la qualifica di portaordini.

Mainini Francesca e Alba Lonati, alla sera del 5 novembre, da via dei Mille, portano gli ordigni in piazza Monumento in borse della spesa, per non dare dell’occhio e li nascondono tra i cespugli.

Il Turconi e Marinoni Giuseppe di Milano, anche lui comandante di una SAP e di una GAP Milanese, prendono le bombe dal loro nascondiglio e ne collocano una sul davanzale di una finestra che guarda a via Roma e l’altra sulla porta. L’esplosione  Manca poco alle 21, i due si accertano che non ci sia nessuno in strada che possa essere accidentalmente colpito dall’esplosione. Con una sigaretta accendono la corta miccia delle bombe e poi si allontanano verso via Roma.

Le vittime – L’esplosione è fortissima, si sente in tutta la città. L’attentato fu riportato anche nel “Corriere della Sera” che così scriveva: «…rimasero uccisi — ….— l’ing. Hans Kasten, tecnico della ditta F. Tosi, il mag  Alfred Bellan e il legnanese Carlo Colombo. Dei quindici feriti, due  appartengono alla Brigata Nera: il tenente Mario Montagnoli di Enrico di 35 anni, vice-comandante del presidio di Legnano, e il sergente Angelo Bertolotti fu Nazzaro, di 41 anni. Altri feriti sono: Renzo Montoli, di 31 anni, da poco rientrato  dalla Germania, dove era stato istruttore in un “Lager”; Carlo Gatta, Enrico  Riccardi, Olimpio Levoni, Carlo De Giorgio, Giuseppe Baiocchi, Attilio Pegani,  Rina Meriotti e Piera Negri.» Lo squadrista Renzo Montoli perse entrambi  occhi e mori il 15 successivo.   Secondo i bollettini di guerra della 101a si trattò di una brillante azione che ebbe  i seguenti effetti: « locale e adiacenti fuori uso per parecchio tempo; tre morti  (due ufficiali superiori tedeschi e una spia), 25 feriti fra cui sei gravi. Tutti  indistintamente i feriti sono il fior fiore della feccia fascista locale.» 

Riconoscimento – A uno dei feriti, Vedani Attilio, rimasto cieco nell’attentato, dietro richiesta della moglie, il CNL legnanese, stabilita la casualità della sua presenza nell’albergo, fu riconosciuto lo stato di vittima della lotta tra partigiani e fascisti ed aiutato economicamente.

Le conseguenze

Sulla popolazione civile

Rappresaglia – La temuta rappresaglia non ci fu.

Multa – Il comune di Legnano fu condannato a pagare una multa di 500.000 lire e a ricostruire la palazzina distrutta.

Coprifuoco – fu anticipato alle 19

Locali pubblici – caffè, cinema, trattorie: l’orario di chiusura fu anticipato alle 17.

Biciclette – divieto di circolazione.

Sul movimento di resistenza

Cattolici – Alcuni personaggi del mondo cattolico impegnati nella Resistenza come  Anacleto Tenconi, don Carlo Riva, Neutralio Frascoli furono fermati.

Arresti – Ci furono anche alcuni arresti. Gli arrestati furono trattenuti ed interrogati nell’Ufficio Politico Investigativo, nel “Circolo dei Signori”, di via Alberto da Giussano (Oggi “sala Bingo”)

Turconi – Indicato come autore dell’attentato, sulla sua testa fu messa una taglia. Tuttavia rimase a Legnano da dove condusse vari sabotaggi alla linea ferroviaria Milano-Varese.

Sui nazifascisti   

Capacità operativa – Il successo dell’operazione, indicava che nonostante la morte di Venegoni, il movimento di opposizione era in grado di colpire. 

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