ANTONIO BERNOCCHI
Imprenditore – Benefattore – Mecenate

I lineamenti del volto del nostro personaggio emanano forza, sicurezza, bontà, attenzione al prossimo. Il suo sguardo, sornione, rivela la vigilanza attenta del gatto, e la furbizia del contadino.
Fu un grande benefattore e un grande mecenate, ma non avrebbe potuto esserlo se non fosse stato anche un grande imprenditore. E potè esserlo in forza delle sue doti d’animo, capacità di lavoro, intelligenza e furbizia.
Non nacque ricco, ma lo divenne. Nacque semplice. La sua semplicità naturale e istintiva, lo mantenne sempre in sintonia con i suoi dipendenti e concittadini.
L’imprenditore di successo: fu il “Sciur Antoni”, l’uomo, più affettuosamente: “Pà Tugnin”, per Legnano fu veramente un padre generoso e premuroso.
Biografia
1859 – Il 17 gennaio, nasce a Castellanza da una modesta famiglia. Il padre, Rodolfo, conduceva una piccola azienda per la lavanderia e il candeggio, di sua proprietà.
Frequenta la Scuola Tecnica di Busto Arsizio, ma deve rinunciare per dedicarsi insieme ai fratelli Andrea e Michele, all’azienda paterna. Qui rivela le sue doti: intelligenza e capacità organizzativa, “fiuto per gli affari” e attenzione alle novità. Anche se solo un ragazzo, gli viene affidata la cura del “Libro cassa”, e, a 15 anni quella del “Laboratorio”.

1891 – Con la collaborazione dei fratelli l’azienda paterna si espande, diventa “Società con nome collettivo fratelli Bernocchi” per il candeggio, la stampa, il finissaggio e tintoria di tessuti. Viene avviata, a San Vittore Olona, una tessitura con 100 telai. La dirige il fratello Andrea.
1898 – Legnano. Inaugurazione del nuovo stabilimento. E’ uno dei più moderni: grande, luminoso, arieggiato. Il mercato nazionale non basta, si cercano sbocchi nei Balcani e in Medio Oriente. La produzione cresce, migliora la qualità: nuovi colori, nuovi disegni.

1905 – Cerro Maggiore. La società “Antonio Bernocchi & Fratelli”, questa è la nuova denominazione, apre una filatura a Cerro Maggiore, con 55.000 fusi.
Rayon – Accanto alle fibre naturali, la chimica offre nuovi materiali, come il “rayon”. La “Bernocchi” è tra le prime ad usarlo. Il “fiuto” per la novità è premiato. I tessuti con questa fibra hanno successo, si aprono nuovi mercati ad oriente: Indie inglesi ed Indie Olandesi.

Opera di Giannino Castiglioni 1933.
1915 – Angera e Carate Brianza. La guerra non frena lo slancio dell’industriale “Bernocchi”. Ad Angera acquista un’altra tessitura, 450 telai, e a Carate Brianza, una filatura da 14.000 fusi per filatura e 17.000 per torcitura.
1920 – “Società Anonima Bernocchi”. Questa è la nuova ragione sociale. Il Bernocchi con i suoi stabilimenti di Legnano, Nerviano, Besnate, Angera Cogozzo e Serezzo fa parte del Gotha dell’industria tessile italiana. Accanto ad altri colossi come la Cantoni, la De Angeli Frua ha trasformato Legnano nella Mancester italiana (Busto permettendo). Per la qualità della sua produzione, tra i quali raffinati tessuti per abbigliamento femminile, esporta in tutto il mondo.
1929 – Senatore. E’ nominato Senatore del Regno d’Italia
1930 – La morte. L’8 dicembre muore a Milano. E’ sepolto nel Cimitero Monumentale del Capoluogo lombardo.
Eredità – Alla sua morte Antonio Bernocchi lascia 10 stabilimenti tessili con 170.000 fusi da filatura e 3000 telai, che danno lavoro a 5000 operai. Tutto era cominciato a Legnano, da una piccola azienda sull’Olona, vicino al ponte della Gabinella.

1971-1990 – La crisi e la chiusura. Dopo la sua morte, alla guida della società subentrano i nipoti: Marco, Eraldo e il figlio di questi, Andrea. Non ci sono particolari problemi che fanno dubitare del futuro dell’azienda. Anche la “Bernocchi” beneficia della ripresa del dopoguerra e del “boom” economico.
Verso la fine degli anni ’60, lo scenario cambia.
Il tessile italiano non regge la concorrenza di nuovi paesi. La produzione di qualità da sola non sostiene più le perdite di tutto il restante apparato produttivo, la Bernocchi segue la sorte delle altre grandi: chiusura. Nel ‘71 chiude lo stabilimento di Legnano, nel ’90 quelli della val Trompia.
Il cittadino, il benefattore
Anche quando divenne ricco e potente manifestò sentimenti di umana attenzione e partecipazione alle necessità della sua gente, dei sui operai, della sua città, della sua Patria. Sentimenti che si tradussero in iniziative concrete ed efficaci, realizzate e continuate anche dagli altri famigliari.
Mettendo da parte le speculazioni politiche e ideologiche che le vorrebbero ridurre a strumenti di controllo sociale, bisogna riconoscerne i benefici apportati alla città, e non si può non pensare che nascevano da una fanciullezza ed adolescenza passata in ristrettezze e duro lavoro, cosa allora comune.
Fu sindaco, presidente del Civile Ospedale di Legnano, promotore della scuola professionale. Durante la guerra ’15-’18 aiutò le famiglie con gli uomini impegnati nel conflitto, gli sfollati della ritirata di Caporetto e i reduci. Aiutò in vari modi i suoi dipendenti: dalla cassa pensione, a soggiorni estivi.
1901-1902 – Sindaco di Legnano.
1919 – Scuola Professionale Operaia. Il Bernocchi fu tra i più convinti promotori e generosi finanziatori di una Scuola Professionale Operaia, oggi ISIS Antonio Bernocchi. Tra l’altro dotò la biblioteca di 4000 libri.
1916-1920 1923-1930 – Presidente dell’Ospedale di Legnano. Partecipò con 500.000 lire, alla raccolta fondi per la costruzione del padiglione per la chirurgia, che si aggiunse ai due già esistenti. All’ospedale, nel suo testamento lasciò un milione di lire.
Guerra ‘15-’18 – Corrisponde alle famiglie dei dipendenti richiamati alle armi il guadagno perso, anticipando un Regio decreto dello stesso contenuto. Assegna un sussidio alle famiglie dei caduti.
Contribuisce con 400.000 lire all’ istituzione “La Patria riconoscente” che poi diventerà l’ ”Opera nazionale Combattenti”.
Visita più volte i soldati al fronte, gesto apprezzato dal Duca d’Aosta.
1917 – Caporetto. Alla notizia delle condizioni disperate in cui si trovano i militari e i civili, dopo Caporetto, parte per il fronte e portare aiuti materiali ed incoraggiamento morale ai soldati.
I dipendenti – Il Bernocchi e i suoi figli, attenti ai bisogni dei loro dipendenti mettono in campo tutta una serie di iniziative sociali ed economiche per rendere più serena la vita dei propri dipendenti:
- case per operai, impiegati e dirigenti.
- asili, refettori, spacci viveri.
- residenze per soggiorni estivi.
- casse previdenza malattie
- casse maternità.
- cassa pensioni.
“Pà Tugnin” Così, affettuosamente, lo chiamavano i dipendenti: “Pà Tugnin”.
La memoria – Ancora oggi Bernocchi è saldamente nella memoria di Legnano e in parte di Milano. Ma più grande dell’imprenditore, del benefattore o del mecenate è stato l’uomo Bernocchi per aver lasciato, come, ricorda suo nipote Nicola Bernocchi, “…radici forti ed ali per coloro che ottengono con sacrificio ed altruismo i propri meriti…” e “… profondi valori e rispetto per chi t(m)i sta vicino”.
Il mecenate
L’imprenditore Bernocchi, impegnò le sue risorse e le sue capacità anche nello sport e nella cultura. Non era, né uno sportivo, né tantomeno uomo di lettere o artista, ma la sua sensibilità umana lo portava ad apprezzare anche queste manifestazioni.
E lo fece con iniziative che ancora oggi sono vitali e fanno parte della vita di Legnano.
Calcio – Foot Club Legnano. Fu più volte presidente del Foobal Club Legnano: dal 1916 al 1924, e poi dal 1927 al 1929.
Campo di via Lodi. Insieme alla “Franco Tosi” sostenne le spese per il primo campo di calcio in via Lodi.

Ciclismo – Coppa Bernocchi. Nata come gara per dilettanti, è diventata una prestigiosa competizione internazionale. Siamo nel 1919, da poco è finita la 1° guerra mondiale, si vuole ritornare alla “normalità”.
Pino Cozzi, presidente dell’Unione Sportiva Legnanese, che allora navigava in cattive acque, quasi provocatoriamente disse al Bernocchi: “Se io ci metto 1 lira e tu ne metti 1000” facciamo una corsa professionistica”. Detto fatto, il Bernocchi non si tirò indietro e così nel 1919, si svolse la prima edizione della gara, che poi fu intitolata al Bernocchi.
Forse la “Coppa Bernocchi” non è nata così, ma l’aneddoto rivela bene il carattere del “nostro”: concretezza e rapidità nelle decisioni.



Uomo del “fare”, dunque, ma capace di apprezzare la cultura in tutte le sue forme. E anche in questo settore si impegnò con generosità e con buone ragioni, lui autodidatta aveva capito l’importanza dell’istruzione anche nel lavoro e la funzione del disign nella produzione industriale. La sua generosità si riversa ancora una volta sulla sua beniamina: la “scuola professionale operaia” di Legnano e a Milano per il costruendo palazzo dell’Arte.

Artista: Luciano Beldessari
Legnano – 4000 volumi per la biblioteca tecnica della “Scuola professionale”.

Milano 1931 – Palazzo della Triennale. Contributo di 5 milioni di lire, oggi circa 44 milioni di euro, per la costruzione del Palazzo dell’Arte (palazzo Bernocchi) sede della Mostra internazionale delle arti decorative, detta comunemente Triennale.

Cariche ed onorificenze
1901-1902 – Sindaco di Legnano
1905 – Cavaliere del Lavoro
1916-1920; 1923-1930 – Presidente del Civico Ospedale di Legnano
1916-1924; 1927-1929 – Presidente del Legnano Footbal Club
1929 – Senatore del Regno

Medaglia d’oro dei benemeriti dell’istruzione professionale

Grande ufficiale della Corona del Regno