CARLO CRESPI

Missionario e scienziato

La figura di padre crespi è una delle meno conosciute ma delle più interessanti ed affascinanti tra quelle che hanno dato lustro alla città di Legnano.

Sacerdote e missionario salesiano, di ingegno versatile, si interessò di musica, di scienze naturali di archeologia, senza trascurare l‘attenzione alle popolazioni equadoregne che incontrò nel suo apostolato.

Biografia

1891 – 29 maggio, nasce a Legnano, in via Lampugnani.

La madre di Carlo, Luisa Croci. Morta  nel 1944

L’ambiente famigliare e l’infanzia – Il padre era il fattore della più grande tenuta agricola di Legnano, 500 ettari, appartenente alla famiglia Borsani di Mesero e conduceva per suo conto una piccola azienda di bachicoltura.
In vecchie foto del cortile di casa Crespi si vedono tre grandi gelsi poi abbattuti negli anni settanta.
Terzo di tredici figli, crebbe in un ambiente sereno,  animato da una fede semplice e solida, guidato dall’esempio di rettitudine e dedizione dei genitori.
La vita all’aria aperta nella tenuta amministrata dal padre accresce in lui la naturale predisposizione per l’osservazione della natura.

1903-1905 – Dopo le elementari a Legnano, dal 1903 al 1905 continua gli studi all’Istituto S. Ambrogio di Milano dei salesiani. Qui comincia a maturare la sua vocazione religiosa che viene assecondata nonostante l’opposizione del padre.

1907Seminarista. Entra nel noviziato salesiano di Foglizzo (To).

1915Insegnante. Insegna matematica, musica e scienze naturali al collegio Manfredini di Padova.

1917Sacerdote e soldato. Nel gennaio del 1917 è ordinato sacerdote. Nello stesso anno, viene ar-ruolato nell’esercito e inviato a Verona dove si fa notare per la sua intelligenza ed umanità.

1917L’università. Ad ottobre, la sua seconda voca-zione, lo studio dei fenomeni naturali, lo spinge ad iscriversi al corso di botanica presso la facoltà di ‘’Scienze Naturali’’ dell’Università di Padova.  Nei suoi studi individua nelle paludi di Comacchio, un microrganismo, rotifera dell’antartide. Questa scoperta lo pone alla attenzione degli specialisti.

1917-1921 – Non solo botanica. Nell’ambiente universitario frequenta anche corsi di ingegneria e idraulica, misurandosi, con altri compagni, con progetti che allora erano irrealizzabili: come lanciare un veicolo sulla luna.

1921La laurea. A giugno del 1921 si laurea in Scienze Naturali con una tesi sulla “fauna acquatica dell’Estense”.

1922-1923La missione in Equador. Preparazione.
Per il 1926, in occasione del 50° anniversario delle loro missioni, i  salesiani pensarono ad una ‘’Mostra missionaria’’ da tenersi a Torino. I superiori scelsero don Carlo per occuparsi delle missioni equadoregne. Su di esse occorreva raccogliere la migliore documentazione: immagini, oggetti, relazioni.
Negli anni del suo soggiorno a Padova, don Carlo aveva dimostrato di avere le doti necessarie: preparazione scientifica, determinazione e resistenza al lavoro.
Comincia la fase preparatoria: conferenze, raccolta fondi, preparazione del materiale necessario (tra questo: macchine fotografiche e cineprese).

1923Partenza per l’Equador. Nell’ aprile del 1923, parte, ma prima si assicura che non sarà imboscato come insegnante in qualche scuola di città, ma potrà esercitare il suo ministero presso gli indigeni locali: gli Jivaros, che vivevano nella foresta andina nel sud est del Paese.

don Carlo celebra la Santa Messa

1926Rientro in Italia per la Mostra Missionaria di Torino.

1927Ritorno in Equador. Dopo la Mostra Missionaria di Torino nel 1927, ritorna in Equador e si stabilisce a Cuenca, il capoluogo della provincia Azuay nel sud-est del Paese.

1982 – Il 30 aprile muore a Cuenca, dove risiedeva da 65 anni.

2023 – Con decreto del 23 marzo, la Chiesa Cattolica, lo ha proclamato ”VENERABILE” per il grado eroico con cui ha vissuto le virtù cristiane.

Il sacerdote, il missionario, il santo

Padre Crespi fu e rimase sempre un sacerdote e un missionario.
I viaggi, gli incontri, le conferenze, le pubblicazioni, i successi non  offuscano la sua vita spirituale, quanto mai intensa e profonda, costruita e irrobustita nell’ambiente famigliare.
Non dimentica la sue origini e sempre si attiene a semplicità di vita,  umiltà di comportamento: “non dobbiamo desiderare più di quanto abbiamo”  e attenzione ai poveri. Diceva non aver sofferto la fame, ma “quando ero ancora un bambino, mi privavo di una parte dei miei alimenti per darla ai poveri”.

Da queste doti nasce anche il suo slancio missionario: portare e testimoniare l’annuncio del Vangelo. Non era facile. Ci si doveva addentrare in territori ancora poco conosciuti, con mille pericoli: dai giaguari, ai serpenti, dal caldo della pianura al gelo dei passi andini, tra fiere e diffidenti popolazioni, spostarsi da una missione all’altra con lunghe marce.

un capo villaggio “shuar”

Tra queste difficoltà riuscì a visitare le missioni dell’est, confortare e confermare i pochi cristiani  con i Sacramenti  della Chiesa Cattolica, e vincere la diffidenza se non l’avversione di quelle fiere popolazioni, valorizzando e studiando la loro cultura e mentalità. Anche qui, valutazioni, progetti, realizzazioni: luoghi per il culto, case per i sacerdoti, strade e ponti più agevoli, medicinali.

‘’uno Shuar’’

Lo slancio del missionario, l’attenzione dello scienziato e la concretezza del salesiano, convissero mirabilmente in lui.

A Cuenca, dove, tra una spedizione e l’altra nella foresta amazonica, ha dimorato per molti anni, ha lasciato segni indelebili della sua attenzione verso i poveri, non solo con opere di carità, ma anche con scuole, laboratori e un istituto a livello universitario, per lo studio delle  ‘‘scienze dell’educazione’’.

E’ stato il primo in Eqaudor ad impiegare, la  tecnica cinematografica per documentare la vita degli indigeni:  «Los invicibles shuares del Alto Amazon» (1926).

Si immedesimò nella città e la città lo riconobbe come uno dei suoi figli più amorevoli.

Cuenca. Il monumento eretto nel parco Santa Maria Ausiliatrice
In onore dell’0pera pastorale e sociale di padre Crespi

Come il Giornale ‘’El Mercurio’’ ricorda“Carlos” Crespi:

Carlos Crespi recordado como el “Apóstol de los Pobres” es el pilar de varias obras de índole educativa que están presentes en Cuenca,y por ello, la Asociación de Exalumnos Salesianos de la Escuela “Cornelo Merchán” dedicarán dos días, hoy y el lunes, para recordar su legado y su presencia por siempre

(Carlo Crespi, ricordato come “l’apostolo dei poveri” è l’artefice di varie opere educative di Cuenca. La Associazione degli ex alunni della scuola “Cornelo Merchàn” in una celebrazione di due giorni, ne ricorderanno la figura)

Lo studioso: l’entomologo, il botanico, l’archeologo, il museo.

In don Carlo, il missionario, la tensione per portare la ‘’Buona novella’’ conviveva con la meravigliata attenzione verso la natura e la natura equadoregna non era avara di grandiosi spettacoli.

Ecco quello che scrive in una lettera ai suoi superiori (1924):

‘’Un botanico però ha da che perdere la testa: ogni decina di chilometri incontra novità, meraviglie. In mezzo alla natura del triste panorama e lontano dai centri abitati, bellissime gigliacee, composite curiose, solanacee arboriformi; e, rampicante sugli arbusti, una liana dagli smaglianti colori rossi, la tasconia, nelle sue differenti specie. Delle fucsie esistono bellissime varietà. Sulle rocce umide, larghissime incrostazioni verdi: è la fegatella stellata, una graziosa crittogama….’’.

Esempi di flora equadoregna: felci, muschi, licheni.
orchidea tigrata

I suoi viaggi nella foresta erano anche spedizioni scientifiche, durante le quali don Carlo osservava, raccoglie, fotografa, documenta, relaziona con il rigore dello scienziato e con la fantasia e la gioia di un bambino.

Raccoglie 600 varietà di coleotteri, alcuni fino ad allora sconosciuti, in suo omaggio sono stati denominati ‘’Crespiani’’, una grande varietà di felci, muschi, licheni.

Si occupa anche di raccogliere testimonianze dell’Equador antico:  oggetti in pietra, ceramica, lamine metalliche con incisioni di difficile interpretazione

In realtà molti di questi ‘‘reperti’’ erano opera di artigiani locali a cui don Carlo li commissionava per dargli un lavoro, altre sono copie, ma una parte considerevole è stata giudicata  di grande interesse archeologico.

Due lamine d’oro della collezione di don Crespi

Il materiale, nel 1978, viene ceduto al ‘’Banquo Central de El Ecuador’’ che lo classifica e lo espone in appositi locali.

Riconoscimenti

“Ha muerto un Santo” Don Carlo, l’ ‘’Apostol de los Probes’’ come lo chiamava la gente, chiuse gli occhi sulla vita terrena, a Cuenca, il 30 aprile del 1982. La popolazione, mossa da spontaneo ‘’sensus fidei’’ subito lo santificò: ‘’Ha muerto un Santo‘’ si disse, scavalcando la prudenza della Chiesa.

Questo riconoscimento ‘’popolare’’ si aggiungeva a tanti altri ricevuti sia in vita che post ‘’mortem’’

’’Il più illustre cittadino di Cuenca del XX secolo’’

 ’’Medaglia al merito della Repubblica dell’Ecuador’’

‘‘Commendatore ordine al merito della Repubblica Italiana’’ in data 7.12.1981

A questa splendida ma semisconosciuta figura di legnanese, la città ha dedicato una strada, e una struttura socio sanitaria: ‘‘Residenza Socio Sanitaria Polifunzionale padre Crespi’’

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