L’OLONA

Un fiume da scoprire
(un ringraziamento al Sig. Andrea Chiappa del Consorzio Fiume Olona per la documentazione fornitaci)
Parafrasando quello che Erodoto diceva dell’Egitto, possiamo ben dire che Legnano è stato un dono dell’Olona.
L’Olona ha fornito l’acqua ai primi insediamenti umani, con l’avvento dell’agricoltura ha irrigato i campi. Ha fornito energia ai mulini e poi alle fabbriche. Ha condizionato col suo corso la direzione dello sviluppo della città.
In questa sezione del Museo Web presentiamo al visitatore l’Olona sia come elemento del paesaggio urbano, sia per l’influenza che ha esercitato sul territorio attraversato.
Olona: la carta di identità
| Nome | fiume Olona |
| Nascita | Prealpi VARESINE. Il fiume nasce dalla confluenza di 6 sorgenti: tre in val di Rasa e tre in Valganna |
| Lunghezza | 75 km |
| Dislivello (in territorio legnanese) | 15 m |
| Portata media | 15 mc/sec |
| Percorso | il fiume scorre per l’alta pianura padana fino a Milano. Qui si divide in due rami. Uno (l’Olona inferiore) confluisce nel Po, l’altro nel Lambro meridionale |
| Note particolari | -Attività molitoria e artigianale (il granaio di Milano). -Sviluppo industriale (la Manchester italiana). -Inquinamento (fino agli anni ’70-80 del 1900), tra i fiumi più inquinati d’Italia. Dai primi anni del 2000, netto miglioramento. |
Olona e il borgo contadino
Nelle antiche mappe di Legnano si può vedere che il fiume, dopo Castellanza, entrando in Legnano si divide in tanti rami che si intrecciano tra di loro per formare un intricato sistema di canali naturali e rogge che attraversava tutta la città, da ovest ad est.

Il fiume, con le sue ramificazioni, era parte essenziale del paesaggio urbano. Tra il corso d’acqua e la città non c’era discontinuità. Il borgo viveva armoniosamente con il fiume, da questo riceveva l’acqua per gli usi domestici, per irrigare i campi, l’energia per muovere le macine dei mulini e per altre lavorazioni artigiane. Ci si poteva bagnare e pescare.
L’Olona e la città industriale
Con l’espansione industriale dalla seconda metà del XIX secolo alla prima metà del XX, il fiume è stato asservito all’industria. Il suo alveo è stato canalizzato per dirottarne le acque alle ruote idrauliche delle fabbriche, usarle nei processi produttivi e per smaltire i residui delle lavorazioni.
L’inquinamento
Il fiume da amico è diventato ostile, un elemento del paesaggio urbano di cui se ne sarebbe fatto volentieri a meno, ma che veniva accettato per i vantaggi sociali ed economici che portava. Con le sue acque colorate, schiumose e maleodoranti era diventato un estraneo, a tratti è stato coperto, quasi a volerlo nascondere. Flora e fauna scomparsi.

La rinascita. Un “Parco fluviale”
Con la chiusura delle grandi fabbriche e una legislazione più attenta alle esigenze ambientali, lentamente l’Olona si sta riprendendo: sono ricomparsi i pesci, i germani reali vi trovano di che nutrirsi e nei tratti extra-urbani qualche airone ha ripreso a frequentarne le acque. L’inquinamento è drasticamente ridotto.
Si cerca di reinserire il suo corso nel paesaggio urbano, riportando allo stato naturale gli argini. Prende forma, sulle sue sponde, un parco fluviale, il terzo parco legnanese, che poi dovrà congiungersi a valle con il parco del Castello e con la Green Way, il percorso per pedoni e ciclisti che costeggia l’Olona da Legnano al Villoresi e a Parabiago.


I mulini
1043 – La prima notizia documentata dell’esistenza di un mulino a Legnano risale all’anno mille. Un documento del 1043 cita un mulino di proprietà di Pietro Vismara in località “Cogonzio” tra la Gabinella e Castagnate.
Importanza – Il corso dell’Olona e il regime delle sue acque si prestava bene all’ insediamento dei mulini, così che ne furono costruiti molti e questo rendeva la zona dell’alto milanese, una delle principali fornitrici di farina di Milano.
In questo contesto il mulino non aveva solo una valenza economica, ma anche politica.
I nobili milanesi, quasi sempre proprietari dei mulini, con questi controllavano il territorio ed esercitavano la loro influenza sulla città. Infatti il rifornimento di farina a Milano e la conseguente disponibilità di pane dipendeva dalla attività dei mulini di cui erano proprietari.
I censimenti: mulini ed altre attività
Per evitare sprechi, abusi ed evasioni delle imposte sull’acqua prelevata dai mulini, la autorità prestavano particolare attenzione al loro numero e alla loro gestione.


Dalla fine dal XVII al XIX su tutto il corso del fiume sono state fatte varie “ispezioni oculari” o censimenti delle attività produttive e in particolare dei mulini.
| Anno | N° mulini totali(1) | N° ruote totali (1) | N° Mulini a Legnano | Autore |
|---|---|---|---|---|
| 1954 | 16 | |||
| 1606 | 116 | 463 | 14 | Ing. Barca |
| 1772 | 106 | 424 | 12 | Ing. Raggi |
| 1881 | 55 | 170 | 11 | Ing. Mazzocchi |
(1) Su tutto il corso del fiume
Altre attività. Nella sua relazione del 1881, l’ing. Mazzocchi riporta anche altre attività che prelevavano l’energia necessaria dal fiume per mezzo di ruote idrauliche, tra queste:
| n° 2 | pile di riso |
| n° 2 | magli |
| n° 2 | segherie |
| n° 4 | concerie di pelli |
| n° 3 | cartiere |
| n° 25 | imprese tessili: tessiture, cotonifici, filature, torcitoi seta |
La Pesca. In era preindustriale, nell’Olona si praticava anche in maniera professionale una florida attività pescatoria. Si pescavano trote, rane e gamberi di fiume. L’insediamento delle industrie sconvolse l’habitat naturale della fauna fluviale che scomparve del tutto nel dopoguerra. Fino agli anni cinquanta-sessanta del 1900 qualche legnanese ricordava quando, da ragazzo, nel fiume prendeva i gamberi
I vivari. Collegato alla pesca era l’allevamento ittico. Fino al 1670, nel fiume veni-vano realizzate con pietre e ciottoli delle specie di gabbie circolari, chiamate vivari o vivai all’interno delle quali si facevano crescere gli avanotti. Si costruivano ogni anno tra agosto e settembre per poi essere smantellati all’inizio quaresima. Però, dato che i “vivari” rallentavano il corso dell’acqua ne fu vietata la pratica.
L’irrigazione
Le sponde del fiume. A valle di Castellanza l’Olona si inoltra nella pianura. Le sue sponde si abbassano al livello dell’acqua, così che questa si indirizza spontaneamente nei campi dalle bocche e bocchelli praticati sulla sponda, senza dover superare alcun dislivello.
Legnano. Per questo l’irrigazione con l’acqua dell’Olona è stata possibile solo a valle di Legnano, mentre a monte, per il dislivello tra il suolo da irrigare e il fiume la superfice irrigata era molto meno estesa.

La superfice irrigata. Si ha notizia dell’impiego dell’Olona per irrigazione già nel XII sec. Da allora sono stati fatti vari “censimenti” sull’uso delle acque. Nella tabella sottostante è indicata la superficie irrigata rilevata nei vari “catasti fluviali” che si sono succeduti nel tempo.
| Anno | Autore | Superficie irrigata (Ha) |
|---|---|---|
| 1608 | Barca | 720 |
| 1801 | Perego | 1059 |
| 1882 | Villoresi | 1246 |
| 1910 | Ufficio Tecnico Consorzio | 651 |
| 2010 | Ufficio Consorzio | 500 |
Bocche, rogge (riali) e seratori. Lungo le rive del fiume venivano praticate delle aperture, bocche o scannoni, (quelle abusive), munite di paratie per regolare il flusso dell’acqua. La bocca alimentava i canali di distribuzione (rogge o riali). Inizialmente l’acqua dalla bocca (bocca di presa)si riversava in un canale principale (maestro). Da questo derivavano canali secondari (adacquatori) che portavano l’acqua ai campi da irrigare

L’acqua non impiegata veniva raccolta in un altro canale (seratore) che la riversava al fiume. Le bocche, normalmente erano larghe 60 cm (un braccio milanese), quelle più strette erano chiamate “bocchelli”
1910 – Nel 1910 dalla sorgente a Milano, si contavano 274 bocche: 18 erano “libere”, non soggette a regolamenti; 53 “privilegiate”, soggette a disposizioni particolari e le rimanenti 103 alle disposizioni ordinarie.
1920 – Nel 1920 le bocche erano 279. Nel 2020 solo 40, di cui 12 tra Legnano e Nerviano.

Numero delle bocche lungo il corso dell’Olona:
- 1910: 274
- 1920: 279
- 2020: 40, di cui 12 tra Legnano e Nerviano
Regolamentazione. Il prelievo dell’acqua dal fiume era regolato da precise norme dettate dalla necessità di prevenire abusi ed assicurare che un’adeguata quantità di acqua potesse essere disponibile per tutte le richieste : agricoltura, allevamento, forza motrice (mulini, officine artigiane), pesca, usi domestici…. Tra le altre cose erano prescritti i mesi, gli orari e le dimensione delle bocche.
Periodi – Il prelievo di acqua dal fiume per irrigazione era permesso dal 15 marzo al 15 settembre. In inverno era vietato, con l’eccezione del periodo dal 24 dicembre al 27 marzo.
Orari – Nelle “Novae Costitutiones” del 1541, il corso del fiume era diviso in tre tratti, ad ogni tratto era assegnato un orario diverso.
| Tratto del fiume: da… | …a | Orario: dal vespro di… | …al vespro di |
|---|---|---|---|
| Sorgente | Canegrate | sabato | domenica |
| Canegrate | Rho | domenica | lunedì |
| Rho | Milano | lunedì | martedì |
Canoni – Per prelevare l’acqua dal fiume gli agricoltori pagavano un canone. C’era un canone per l’alto Olona, uno per il medio e uno per il basso Olona. Agli inizi del XVII secolo si pagavano:
| 3 soldi per pertica | dalla sorgente a Vedano O. | (Alto Olona) |
| 6 soldi per pertica | da Castiglione Olona a Rho | (Medio Olona) |
| 4 soldi per pertica | da Rho a Milano | (Basso Olona) |
Il Consorzio del Fiume Olona
Oggi – l’Olona è sotto la tutela ed il controllo del “Consorzio del Fiume Olona”, che non solo ne gestisce la ripartizione delle acque, ma è anche impegnato a conservare e riqualificare il fiume e le sue sponde.
La costituzione
1606 – E’ l’anno in cui gli utilizzatori delle acque dell’Olona, quasi tutti proprietari terrieri si riuniscono in consorzio, per comporre al meglio i contrastanti interessi dei consorziati sull’uso del fiume e per avere più forza nelle controversie con il Governo milanese sulla sua gestione e sulle relative imposte e canoni.
1610 – E’ l’anno in cui il Consorzio firma un accordo con le autorità governative per sanare il contenzioso fiscale che si protraeva da tempo. In forza dell’accordo, 7 maggio, notaio Giuseppe Grassi, il Consorzio del Fiume Olona versava al fisco, una tantum 6000 scudi da lire sei imperiali ciascuno, in cambio, pur nel rispetto delle norme vigenti le “Novae Costitutiones” del 1541, otteneva il completo svincolo dai diretti interventi del Governo. In pratica il consorzio aveva piena autonomia nella gestione del fiume. Con questo accorda si sanciva sostanzialmente la nascita del Consorzio del fiume Olona che ancora oggi, dopo più di quattro scoli, svolge la sua attività.
Primato Il Consorzio del Fiume Olona è quindi il più antico consorzio idrico d’Italia.
I precedenti
Si può ritenere che il “Consorzio” sua l’erede di quelle associazioni di utenti formatesi per dividere nella misura più equa possibile i benefici derivanti dal fiume e affiancare o contrastare i pubblici poteri.
Nel XIII secolo, Galvano Fiamma, parla degli utenti dell’Olona.
1346 – 1396 – Vengono emanati “Gli Statuti delle strade e delle acque del contado di Milano” con le norme per l’uso delle acque.
1541- 1797 – Le “Novae Costitutiones” E’ il contratto tra il Governo e gli utilizzatori che disciplina l’uso delle acque. In questo documento viene istituita la figura del Regius Judex Commissarius Fluminis Olona, con poteri di controllo sull’uso del fiume. Le “Novae Costitutiones” rimangono in vigore fino al 1797.
1548 – Una “Grida” intimava agli utilizzatori dell’acqua di comunicare per iscritto i dettagli dell’uso. La “Grida” come normalmente avveniva non ebbe grande effetto sugli abusi e le prepotenze.
1575 – Il magistrato “Conservatore del fiume Olona” M. Ill. Sig. Senatore Monte (Monti) emette un’altra “grida” 14 maggio, in cui si recita che “ Auendo ordinato il Senato Eccellentis. che si levino li disordini & abusi più possibili si trovano nel fiume Olona, e per modo di previsione si modulino le bocche sopra esso fiume senza però approbazioni d’esse…. elege il Nob. M. Donisio Ferrari, Ingegnero della Regia Ducal Camera & della Mag. Comunità di Milano, quale habbi d’assistere alle detta modulazione delle bocche sopra esso fiume…” Cioè emana disposizioni sulle misure delle bocche e da l’inca-rico al detto ingegnero di verificarne l’applicazione.

1606 – Gli utilizzatori delle acque dell’Olona si riuniscono in una associazione. Nasce il “Consorzio del Fiume Olona”.

Mais e siccità – Luigi Mazzocchi, ingegnere capo del Consorzio del Fiume Olona, nel suo ” Dizionario del fiume Olona”, (1920) così scriveva, con umana comprensione, degli espedienti che i contadini in tempo di siccità, usavano, pur infrangendo le regole, per portare un po’ d’acqua ai loro campi: “Nelle campagne di Rho quando sta maturando il grano turco e la stagione è arida, così da minacciare il raccolto, anni sono, prima che il canale Villoresi, portasse il beneficio delle sue acque, i contadini nella notte tagliavano le sponde dell’Olona e apri vano un canaletto attraverso campi e strade per una lunghezza di qualche chilometro, e conducevano le scarse acque dell’Olona a irrigare e a salvare il prodotto della loro terra. Né valevano minacce e anche azioni giudiziarie a distogliere quei buoni villici dalla loro faticosa e anche ingegnosa impresa.
